
26 marzo 2025 h 17.00
Cinema Teatro La Compagnia Firenze – via Cavour, 50r
Nuovo Cinema Corea
// The Chaser // Ritorno a Seul // Cane che abbaia non morde [Barking dogs never bite] // Next Sohee // Miracle: Letters to the President // Nido di vipere // Parasite //
“The Chaser”, regia di Na Hong-jin.
Il lavoro di detective dev’essere molto particolare in Corea del Sud, a giudicare dai film in cui appaiono questi professionisti.
Si va dal poliziotto cinico di “Nido di vipere” (regia di Kim Yong-hoon) che si diverte a prendere in giro i sospettati e li sfrutta, al pasticcione di “Memorie di un assassino” (regia di Bong Joon-ho) convinto di capire se uno è colpevole guardandolo negli occhi; in realtà sa solo estorcere con la violenza confessioni fasulle e non riesce a scovare un assassino seriale nonostante le tracce lasciate in giro. La polizia coreana sembra incapace, confusionaria, ridicola quando non fa paura per i suoi modi irrispettosi dei diritti dell’indagato.
In “The Chaser” il personaggio principale è un ex poliziotto che ha lasciato il lavoro per dedicarsi a un’attività, più redditizia, di sfruttamento della prostituzione.
È stato espulso dalla polizia, punito per i suoi traffici e ha mantenuto solide amicizie e probabili complicità con i vecchi colleghi corrotti. Se deve risolvere un problema con le ragazze o con i clienti violenti può far intervenire un amico che lavora nella polizia o distribuire senza risparmiarsi calci, pugni, colpi di karate.
Sente rinascere la vocazione del primo lavoro quando le “sue ragazze” cominciano a scomparire: misteriosamente non danno più notizie di sé. Il sospetto iniziale è che siano fuggite dopo avere preso l’anticipo del “servizio”; come contromisura lascia minacce di morte nel telefonino. A proposito del telefonino, molto usato in questo film del 2008, è evidente la pubblicità non occulta in favore dell’azienda leader del settore e del modello allora più diffuso (Nokia).
I messaggi minacciosi non risolvono il problema, le sparizioni continuano. Il lenone sospetta che la sua merce (le ragazze) sia rapita e venduta, non si capisce in quale forma e per quale uso dal momento che le povere donne sono già in vendita per il consueto sfruttamento del corpo. Forse ci sono in giro concorrenti sleali che infrangono le regole di mercato e rubano la merce per rivenderla.
Dopo avere obbligato una brava ragazza sofferente ad alzarsi dal letto e lasciare sola la figlia per recarsi “al lavoro”, l’ex poliziotto, attuale lenone, scopre che anche questa merce è sparita; si mette alla ricerca e raggiunge la zona in cui è avvenuto l’ultimo contatto.
Incappa, per fortuna, nel solito serial killer che ha ucciso dodici donne e le ha seppellite nel giardino o, in alternativa, ha usato il teschio di qualcuna per abbellire l’acquario.
Utilizzando i soliti mezzi d’indagine (calci, pugni e colpi di arti marziali) il lenone certamente libererebbe la ragazza che sta per fare una brutta fine se non intervenisse la polizia che riesce solo a complicare le cose. Quando intervengono le autorità siamo sicuri che la ragazza non ne uscirà viva, quando interviene il procuratore non resta che lasciare libero il killer e dargli la possibilità di commettere altri delitti.
Seguono lotte all’ultimo sangue, ma ogni volta si scopre che non era l’ultimo: pulito il volto, i lottatori ritornano come prima, pronti a ricominciare. Si sfasciano suppellettili, ma probabilmente sono mobili Ikea che qualcuno ricompone per sfasciarli di nuovo in questo film o in altri simili. Si tratta di un gioco infantile, molto apprezzato, dicono, dagli spettatori coreani nel 2008. È vero che in quegli anni (un po’ prima) un personaggio di grande successo da noi si chiamava Piedone lo sbirro, ma nessuno si sognava di confonderlo con la realtà delle nostre forze dell’ordine. In “The Chaser”, invece, il regista crede di poter alternare il giochino con la critica sociale e riesce a metterci persino la lacrimuccia, utilizzando allo scopo una bambina lasciata sola dalla mamma per “andare a lavorare”, poi portata in giro da un tipo losco per cercare, in piena notte, la mamma sequestrata, torturata e uccisa dal serial killer.
I fatti di cronaca che danno spunto al film sono gli stessi da cui parte “Memorie di un assassino” (2003); anche in questo si può vedere, volendo, la denuncia di un sistema corrotto e della polizia coreana inefficiente e violenta. Ma siamo a un altro livello: nel film di Bong Joon-ho la leggerezza, l’intelligenza e il senso dell’umorismo riscattano l’intenzione di diffondere un messaggio. Il regista forse vuole denunciare il sistema, certamente si diverte a rappresentarlo e diverte anche noi. In fondo è questa la funzione del cinema.
Altri commenti sul cinema coreano
“Nido di vipere” [Beasts clawing at Straws], regia di Kim Yong-hoon;
”Next Sohee”, regia di July Jung;
“Ritorno a Seul”, regia di Davy Chou;
“Miracle: Letters to the President”, regia di Lee Jang-hoon;
“Parasite”, regia di Bong Joon-ho;
“Cane che abbaia non morde” [Barking dogs never bite], regia di Bong Joon-ho.