29 novembre 2021 h 18.00
Cinema Odeon Pisa – piazza San Paolo all’Orto
Black comedy
// Una famiglia mostruosa // Il dottor Stranamore [Doctor Strangelove] // Joker // Dead in a week // Metti la nonna nel freezer //
Umorismo (fa bene ridere)
// Romeo è Giulietta // La Primavera della mia vita // Il discorso perfetto // Una famiglia mostruosa // Mandibules // Odio l’estate // Jojo Rabbit // Tolo Tolo // Il colpo del cane // Stan & Ollie // Moschettieri del re // Il Grinch // Achille Tarallo // L’incredibile viaggio del fachiro // Favola // Una festa esagerata // Metti la nonna nel freezer // Come un gatto in tangenziale // The Disaster Artist // C’est la vie: prendila come viene //
Un po’ è la famiglia Addams.
I film The Addams family (Barry Sonnenfeld, 1991) e Addams family Values (La Famiglia Addams 2, 1993) – che seguirono i fumetti del vignettista Charles Addams pubblicati negli anni trenta sul New Yorker, le serie televisive, la prima serie animata (anni settanta), e furono seguiti da nuove versioni animate, da un musical e da altro – a me piacciono al punto che correrei al cinema per vederli su grande schermo e in lingua originale (purtroppo, finora, solo doppiati e su schermi piccoli).
Non andrò a vedere la versione animata che sta girando nei cinema, perché, secondo me, i cartoni non possono competere con la geniale mostruosità dei personaggi dei due film, delle serie televisive, dei fumetti originali.
Anche solo elencare i personaggi mette di buon umore: Morticia (Anjelica Huston), il marito Gomez Addams (l’attore portoricano Raúl Juliá), la figlia Mercoledì e il figlio Pugsley, zio Fester (Christopher Lloyd, lo scienziato di Ritorno al futuro), la nonna, il maggiordomo Lurch, la mano (the thing). Geniali.
Una famiglia mostruosa è chiaramente ispirato alle serie televisive e ai film.
Al cinema è tutto un rifare, come nella vita. Ci ispiriamo tutti a qualcuno, a volte a più persone che ci hanno influenzato.
L’unica cosa che non funziona, secondo me, nella vita e nel cinema, è il rifacimento passivo, il remake. Bisogna ogni volta aggiungere qualcosa; un’idea personale, anche piccola, ci dev’essere.
In questo film l’idea c’è.
Un’idea semplice e facile da capire (meglio delle idee complicate e incomprensibili, direbbe Catalano): i veri mostri non sono i mostri, che chiedono solo di restare lontani dagli u…ni (la strega Lucia Ocone non riesce a pronunciare per intero la parola umani … come darle torto!).
Assai più mostruosi dei mostri sono gli umani privi di valori, quelli che vivono di luoghi comuni e hanno un solo obiettivo nella loro miserabile vita: fare i soldi, a qualunque costo, passando sopra chiunque. Gli umani che non hanno scrupoli, che si pentono solo se qualche volta gli capita di non essere abbastanza feroci. Gli umani che, vedendo lo zio Paolo Calabresi privo di cervello e con la calotta cranica cucita, domandano: lo tenete per via della pensione?
Più mostruosi e pericolosi dei vampiri e dei lupi mannari sono i trafficoni come Lillo (nel film) che vorrebbero lottizzare il terreno appartato e nascosto dalla nebbia dove sorge l’immancabile castello, non ancora raggiunto dall’agenzia delle entrate.
Il film ha un pregio non trascurabile, soprattutto di questi tempi: è divertente.
Tutti bravi gli attori. Una menzione speciale meritano i due che si trovano agli antipodi, dal punto di vista anagrafico.
Il grande Massimo Ghini rappresenta la nostra fertile tradizione, che si ritrova in ogni gesto, in ogni espressione del volto e nell’ironia con la quale tratteggia il personaggio del vampiro.
La piccola Sara Ciocca interpreta Salma, la bambina dotata di poteri speciali, con deliziosa perfidia e trasparente divertimento.
I due bambini, Salma e il fratello di Luna, anch’egli molto bravo, hanno lo scambio di battute più amaro del film.
Il fratello di Luna chiede insistentemente a Salma di morderlo, perché vuole diventare come lei.
Salma: «Lo vuoi capire che se ti mordo ti succede come a me?! Non diventerai mai adulto!»
Fratello di Luna: «Ma li hai visti gli adulti?!»