27 giugno 2018 h 19.00
Cinema Teatro Odeon Firenze – piazza degli Strozzi
su Raiplay il 16 giugno 2024
Temi
Umorismo (fa bene ridere)
// Romeo è Giulietta // La Primavera della mia vita // Il discorso perfetto // Una famiglia mostruosa // Mandibules // Odio l’estate // Jojo Rabbit // Tolo Tolo // Il colpo del cane // Stan & Ollie // Moschettieri del re // Il Grinch // Achille Tarallo // L’incredibile viaggio del fachiro // Favola // Una festa esagerata // Metti la nonna nel freezer // Come un gatto in tangenziale // The Disaster Artist // C’est la vie: prendila come viene //
Teatro
// Romeo è Giulietta // Sanctuary (impianto teatrale) // Educazione Fisica (da “La palestra” di Giorgio Scianna) // The Whale (dall’omonima pièce teatrale) // Anton Cechov (Il gabbiano) // Grazie ragazzi (S. Beckett: Aspettando Godot) // La Stranezza (Luigi Pirandello: Sei personaggi in cerca d’autore) // Drive my car (Anton Cechov: Zio Vanja) // Il sindaco del rione Sanità (Il teatro di Eduardo) // Conversazione su Tiresia (Andrea Camilleri) // Favola (dalla commedia di Filippo Timi) // The Party (impianto teatrale) //
“Favola”, regia di Sebastiano Mauri (Raiplay); un film divertente (finalmente!), ironico, intelligente. Consente diversi livelli di lettura. Si può vedere e rivedere per farsi due risate ma anche per cogliere, dietro all’apparenza della favola surreale, riferimenti ad aspetti comici e tragici che da un’epoca e da un posto determinati trasferiamo a luoghi, tempi e persone più vicine a noi. Il passaggio è reso evidente dallo scarto finale, quando il racconto si toglie la maschera e il film, per qualche minuto, prima dei titoli di coda, diventa il documentario casalingo girato da una famiglia un po’ particolare ma felice.
Tratto da uno spettacolo teatrale di Filippo Timi, uno dei maggiori talenti del teatro e del cinema attuali, il film approdò alle sale cinematografiche per tre giorni (non uno di più) nel 2018. Non conosco il motivo commerciale di questa limitazione. Per fortuna si trova su Raiplay.
I personaggi sono Mrs Fairytale (signora Favola), interpretata dallo stesso Timi, Mrs Emerald (signora Smeraldo), interpretata da Lucia Mascino. Il bravo Luca Santagostino interpreta tre gemelli, cambiando personalità quando si presenta sulla scena nei panni di uno dei tre. Rivediamo con affetto Piera Degli Esposti, che nel film è la madre di Mrs Fairytale; purtroppo venne a mancare poco dopo l’uscita del film, nel 2021. Un altro attore sarà citato più avanti.
La scenografia, coloratissima, rappresenta una casa nell’America degli anni cinquanta; un po’ esagerata (un po’ tanto), ma ci ricorda una delle case circondate da un prato diviso dai viali e con l’erba rasata che gli italiani scoprirono nei telefilm in bianco e nero quando cominciò a diffondersi la televisione. Erano abitate dalla classe media americana, lavoratrice e abbastanza benestante da potersi permettere tanti oggetti affascinanti che gli italiani vedevano per la prima volta: il frigorifero, il telefono, il tosaerba, l’immancabile Ford parcheggiata nei viali. Da noi gli impiegati di banca si innamorarono di quella marca (oggi si chiama brand) e tradirono la Millecento, che li aveva portati in giro negli anni della ricostruzione. I funzionari, invece, optarono per la Volkswagen e tutti insieme contribuirono allegramente a segare il ramo a cui erano appesi (le banche erano i veri proprietari della Fiat). Tra un po’, con il “boom” e l’emigrazione dei contadini dalle campagne alle città industriali, la piccola borghesia e il proletariato avrebbero riempito le strade con la nuovissima Cinquecento, facendo a meno dei pullman lentissimi e delle carrozze ferroviarie fatiscenti.
Nei film e nei telefilm in bianco e nero gli spettatori aggiungevano i colori estraendoli dalle riviste più o meno patinate che cominciavano a trovarsi dai parrucchieri per signora e nelle sale d’attesa degli studi medici. Nelle case girava la Domenica del Corriere con le tavole di Walter Molino (subentrato al più austero Beltrame). I bambini scoprivano i fumetti sul Corriere dei Piccoli. «Qui comincia l’avventura del signor Bonaventura» (Sergio Tofano) era approvato, per via della rima baciata, da genitori e maestri. Fu l’interruttore che accese i sogni di avventure e spinse i ragazzi a cercare e scambiarsi Intrepido, Monello, Capitan Miki, Black Macigno. Le ragazzine sognavano con Grand Hotel.
Questo da noi. In America il “brand” era principalmente Hollywood.
Casa di Mrs Fairytale. Cucina componibile, scatola del televisore, frigorifero uguale a quello di Michey Mouse, mobiletto con la radio sempre accesa, casco per asciugare e arricciare i capelli; parati rosa, divani rossi, poltrone con i cuscini celesti; l’elenco sta prendendo l’andamento di una poesia di Guido Gozzano: rinasco … nel 1950. Una specie di presepe permanente riproduce varie situazioni, compreso il delitto e il seppellimento del cadavere, con le statuine immerse nella natura riprodotta con le piante bonsai.
Mrs Fairytale e Mrs Emerald sono come la pubblicità, i telefilm, Hollywood volevano che fossero due signore americane di quegli anni; sono come le sognavano i maschi patriottici che si erano dati da fare nella seconda guerra mondiale in Europa per difendere la patria (e la nostra libertà); sono come le avrebbero sognate i giovani americani nelle paludi del Vietnam.
Le due signore parlano dei rispettivi mariti, incontrano i vicini di casa, sono continuamente impegnate a preparare e scambiarsi doni per le feste che si accavallano, si sovrappongono.
Faticosi sono i compleanni di ogni componente della famiglia; impegnativo è il Thanksgiving day, ma, soprattutto, il Natale. Se ne esce esausti. Si comincia a preparare con molto anticipo l’albero di Natale con le stelline e le scatole dei regali. È sempre pronto, per non essere colti di sorpresa (non si sa mai!). I party si susseguono a ritmo serrato e obbligano a ricevere decine di persone, perlopiù sconosciute o quasi, amiche nel senso superficiale che poi si è affermato, decenni dopo, con facebook (in questo gli americani sono stati precursori, hanno svuotato di significato una parola antica). In realtà le due signore sono sole anche quando si incontrano tra di loro; sono sole nella confusione dei party, tra i balli, gli spinelli, le coppe di aperitivi, i bicchieri di whisky scambiati con gli amici sconosciuti partecipanti alla festa.
Mrs. Fairytale rientra in casa dopo avere fatto la spesa (ha acquistato scatole e scatolini con i doni per le prossime feste), parla con una cagnetta impagliata (Lady) come fosse dotata della capacità di interloquire e anche di agire autonomamente (gli amati odiati cagnolini che riempiono la solitudine di molti vecchi!). Immagina di avere un figlio, di cercarlo con apprensione tra i corridoi della casa, di trovarlo morto; sviene, si riprende, riceve Mrs Emerald. Una delle due indossa abiti vaporosi, l’altra tailleur avvolgenti; entrambe sono strette da corsetti che spostano gli organi interni, sono obbligate a volteggiare su tacchi altissimi. Si scambiano parole convenzionali, frasi prive di qualsiasi attinenza con la realtà (il lunedì è scuro, il martedì, invece, è bianco, il mercoledì … eccetera).
Mrs. Fairytale ha paura, un po’ spera, che arrivino gli UFO a cambiare una vita che riescono a sostenere solo bevendo abbondanti bicchieri di whisky. Sono entrambe disperate.
Gocce di realtà a volte penetrano nella conversazione. Viene fuori, senza sorpresa, che il marito di Mrs Fairytale la picchia regolarmente: lo sanno benissimo, se lo ripetono ogni volta. Si ripetono che il marito di Mrs Emerald non ha rapporti sessuali con la moglie da tempo, che ha un’amante, che nasconde una valigia piena di riviste pornografiche. Poi viene fuori che sulle pagine della rivista non ci sono ragazze più o meno desnude, ma maschi culturisti con le masse muscolari in evidenza. Mrs Emerald rivela l’ultima scoperta: il marito ha un amante senza l’apostrofo, ne ha due, ne ha tre: i tre gemelli.
Ogni notizia, anche la più scabrosa, viene ricondotta a argomento di conversazione e superata con grandi sorsi di whisky o prendendo una bottiglia di latte dal frigorifero. «Bere un sorso di latte è un gesto che calma, allontana il panico» (si vede in molti film e telefilm dell’epoca).
Improvvisamente nel nulla della conversazione irrompe una realtà concreta, vera, materiale, che non può essere ignorata.
Ad evitare rimproveri, bisogna avvertire. Declino ogni responsabilità, anche perché a me di sapere in anticipo la trama di un film non importa nulla; come si dice a Roma: non me ne potrebbe fregare di meno. Non guardo i film o leggo i libri per sapere “come va a finire”. Alcuni sono sensibili su questo punto, non vogliono guastarsi la sorpresa, e allora avvertiamo: se si continua a leggere si conoscerà più di un dettaglio della trama; chi non sopporta lo spoiler interrompa la lettura, lo diciamo per il suo bene. Proseguirà, se vorrà, dopo avere visto il film e avere saputo che cosa succede. Qui, nel seguito, si racconta tutto, proprio tutto.
La realtà che interviene nella conversazione basata sul nulla è la seguente: Mrs Fairytale da donna si è trasformata in uomo. Non è un fatto psicologico o simbolico: è concreto, materiale; è la dura realtà.
Le due signore (una delle quali fornita degli attributi maschili), spinte dalla novità, scoprono finalmente il sesso. A questo punto il marito di Mrs Fairytale (il bravo attore Sergio Albelli) è diventato ostacolo al loro amore. L’uomo è un maschilista convinto e ha l’abitudine, rientrando a casa, di dire: «Sono rientrato prima perché voglio spassarmela. Sbrigati».
Dunque: 1) le due signore, una delle quali è uomo, hanno scoperto di amarsi reciprocamente e si sono liberate sessualmente; 2) il marito di Mrs Emerald ha altri interessi (è omosessuale); 3) il marito maschilista di Mrs Fairytale è un ostacolo in quanto non vorrà rinunciare al dominio esercitato finora.
Come liberarsene? Con l’omicidio, naturalmente.
È molto divertente la preparazione dell’omicidio: la ricetta scritta su un taccuino di quelli che si usano in cucina, la raccolta in un cesto di vimini di tutti gli ingredienti (gli strumenti) necessari: la corda, il coltello, la mazza di ferro. La pistola è appesa alla parete, per ogni evenienza, carica e con il colpo in canna, pronta per uccidere chiunque osi entrare senza permesso e anche, eventualmente, per suicidarsi o ammazzare un parente qualsiasi, i vicini di casa, i compagni di scuola.
Interviene la madre (Piera degli Esposti), che teme gli UFO; Mrs Fairytale la chiama Mother.
Mother ordina alla figlia, con tono minaccioso, di non interrompere la finzione della vita coniugale, di tenere nascosta la sua trasformazione fisica, pur continuando, se vuole, il rapporto con Mrs Emerald, ma senza portare allo scoperto la realtà. La vita dev’essere farsa, la verità non è consentita, non bisogna togliersi la maschera.
Qui la madre dice una frase che ho annotato perché è la chiave per capire il motivo di tanta determinazione a tenere sempre nascosta la verità sotto un velo spesso di ipocrisia.
Mother dice: «La vita è una farsa e se ci togliessimo le maschere resterebbero solo gli urli di disperazione».
L’ipocrisia è una difesa dalla paura di scoprirsi vuoti, paura espressa con questa potente immagine: «gli urli di disperazione». Sembra di vedere il famoso quadro di Munch che, sull’immagine che illustra il post, ho appeso alla parete della casa (ebbene sì, l’ho attaccato io: mancava qualcosa).
Mrs Fairytale non si piega a questa concezione della vita, si ribella, decide di essere ciò che è.
Ecco il punto a cui vuole portarci Filippo Timi, talento poliedrico: attore, scrittore, pittore, che ha fatto della balbuzie uno strumento del suo lavoro.
Vorrei vedere un altro presentarsi sul palcoscenico con il dubbio di potersi incartare su una sillaba e non riuscire ad andare avanti. Ci vuole coraggio, e Filippo Timi è molto coraggioso, oltre ad avere senso dell’umorismo e capacità di trasmetterlo con ogni gesto, con ogni espressione del corpo.
In un’intervista ha spiegato che per essere sicuro di non balbettare deve avere interiorizzato la battuta, ogni parola di quella battuta deve piacergli. Se non è convinto che quella sia la parola giusta in quel momento, potrebbe cominciare a balbettare. In questo senso la balbuzie, che per un altro sarebbe stata ostacolo insormontabile, è diventata strumento del suo lavoro di attore e di autore. Straordinario!
La conclusione del film è ottimista: attraverso una serie di eventi che s’intrecciano con ritmo incalzante e umorismo surreale si arriva alla realizzazione di una famigliola arcobaleno felice, con il padre che da donna è diventato uomo, la madre, la nonna, il giovane che ha aiutato la fuga della coppia e la bambina nata dall’amore tra il signor Favola e la signora Smeraldo.
Da un’opera teatrale del 2011, divenuta film nel 2017. Si potè vedere nelle sale per tre giorni nel 2018, non uno di più. Fui uno dei fortunati che riuscirono a non farsi sfuggire l’occasione; ho ritrovato il film su Raiplay. Dopo sette anni (tredici dall’opera teatrale) la commedia è ancora odorosa di fresco.