
12 aprile 2025 h 17.00
Cinema Astra Firenze – pzza Beccaria, 9
Politica, temi sociali, visioni del mondo
// PUAN Il professore // Un altro ferragosto // Palazzina Laf // Io Capitano // Animali selvatici [R.M.N.] // Silent Land // Il sol dell’Avvenire // Next Sohee // Triangle of sadness // L’homme de la cave [Un’ombra sulla verità] // Parigi, tutto in una notte // La moda di abbattere le statue (articolo) // Alice e il sindaco // Tel Aviv on fire // Vice L’uomo nell’ombra // Benvenuti a casa mia [À bras ouverts] // The Post //
“PUAN Il professore”, regia di María Alché e Benjamin Naishtat.
Luoghi: Buenos Aires, interni: piccolo appartamento (Marcelo), studio intellettuale (barone università), salotto lussuoso (abitazione nobildonna); esterni: parco cittadino, strade intasate di traffico, università. La Facoltà di Lettere e Filosofia è PUAN, come la via in cui è ubicata e la stazione della metropolitana. «Dove lavori?», «Yo trabajo en PUAN, Facultad de Filosofía y Letras».
Tempi: gli anni che precedono e spiegano il successo elettorale di quello con la sega elettrica.
I personaggi sono docenti e dipendenti dell’Università. Sullo sfondo, oltre agli studenti che riempiono di scritte le aule e i corridoi, s’intravede il proletariato – la classe sociale desapareció nei nostri film – in lotta per il lavoro (in Argentina la chiusura delle fabbriche era in quegli anni un fenomeno endemico).
Marcelo Pena (personaggio di origine italiana come l’attore Marcelo Subiotto che lo interpreta) è da anni assistente universitario di filosofia politica. Indubbiamente è un bravo professore, anche se si fa trascinare facilmente da tutti e non evita di sprofondare nel ridicolo.
Negli anni in cui si svolge il racconto i professori universitari, come tutti i dipendenti pubblici, avevano bassi stipendi; ancora più limitate, ovviamente, erano le entrate degli assistenti. In Argentina le politiche peroniste, poi autoritarie, poi neoliberiste avevano portato una grave crisi economica e gettato il paese nel caos, di cui si è giovato il populismo di destra ora al potere. Debito pubblico fuori controllo, inflazione in aumento, svalutazione della moneta, riduzione dei diritti dei lavoratori, impoverimento della classe media e della piccola borghesia, arricchimento dei grandi capitalisti attraverso la finanza speculativa. Per tirare avanti Marcelo accetta molteplici incarichi. Dà lezioni private di filosofia a una vecchia aristocratica che vuole acculturarsi. In quell’ambiente è trattato come l’ultimo dei servi, addirittura la cameriera lo umilia in ogni occasione e la figlia della capricciosa discepola, che ha al suo servizio anche un mago per metterla su di umore quando è depressa, lo costringe a mascherarsi da pagliaccio ornato di alloro in una festa di compleanno a cui partecipano gli amici straricchi della vecchia. Marcelo si fa trascinare, è disordinato, distratto e si mette continuamente dentro a situazioni imbarazzanti.
Come professore ha un pregio: attiva il dialogo con gli studenti, per metodo e per carattere. Presenta la filosofia non come una costruzione calata dall’alto ma partendo dalle domande e dalle esperienze delle persone a cui si rivolge. Tiene corsi agli studenti, ai lavoratori e alle comunità periferiche che considerano lo studio uno strumento di emancipazione. Nelle sue lezioni le citazioni non sono inutile sfoggio di conoscenze, non anticipano ma seguono l’introduzione degli argomenti. Solo dopo avere chiarito un punto apre un libro e dà agli studenti le coordinate per approfondire. Marcelo coinvolge tutti, persino la guardia armata che, in una situazione politica turbolenta, deve essere presente alle lezioni.
Il professore di cui Marcelo è da molti anni fedele assistente improvvisamente muore. La facoltà deve assegnare la cattedra vacante di filosofia politica e Marcelo sembra il naturale erede del defunto.
Spunta un altro concorrente, un ex compagno di studi che ha trascorso alcuni anni tra la Spagna e la Germania e vorrebbe avere l’opportunità di tornare a Buenos Aires.
Il film si svolge su questa concorrenza tra Marcelo Pena e Rafael Sujarchuk.
Rafael ha buone frecce al suo arco. Ha partecipato a prestigiosi gruppi di ricerca a Berlino ed è dotato di un evidente carisma: l’Aula Magna si riempie per assistere a una sua conferenza e alla fine riceve molti applausi; il suo successo tra gli studenti è dovuto anche, soprattutto, al legame con una famosa cantante.
Marcelo è un buon insegnante, ma basta per essere un buon professore universitario? Il titolare di una cattedra può essere solo un buon professore? Che cosa ha dato Marcelo a quella cattedra, alla sua disciplina? A differenza di Rafael Sujarchuk, che ha fatto esperienze diverse in Europa, Marcelo ha al suo attivo solo la fedeltà al progetto e alla visione del defunto professore. Certamente il professore avrebbe scelto lui e, da ciò che si sente in facoltà, anche dai racconti della vedova, sembra di capire che nessuno metta in discussione un suo quasi diritto a succedergli. Ma bisogna superare un concorso per titoli e esami. Al concorso si presentano in due.
Rafael può risultare antipatico con le sue esibite citazioni in tedesco, con l’esibizione della sua compagna famosa, ma obiettivamente ha più titoli di Marcelo. Sembra certo che una persona profonda, ma incapace di presentarsi al meglio, non possa farcela con uno che sa cogliere ogni occasione per mettersi in evidenza.
All’inizio Marcelo sembra inventato da Woody Allen, uno di quei personaggi che si potevano permettere la battuta seguente (da “Manhattan”) – Yale: «Come sei entrato? Come hai fatto a superare il bidello?»; Alvin: «Sul piano culturale, naturalmente». Per la precisione devo aggiungere che questa battuta potrebbe essere di Woody Allen, ma è stata inventata dai direttori del doppiaggio. Nell’originale Yale dice: «How’d you get past the security?» (Come hai superato gli addetti alla sicurezza?) e Ike risponde: «What do you mean? I walked right past» (Cosa intendi? Sono passato diritto). È un esempio di come il doppiaggio, a volte, ha migliorato l’originale.
Marcelo ricorda Woody Allen, ma la situazione sociale in cui è inserito è molto diversa. Continuamente arrivano echi dei licenziamenti, delle proteste, dei disordini. Improvvisamente si sentono, in un bar nel quale Marcelo sta facendo colazione, rumori di esplosioni provenienti dalla strada. Il titolare sbarra le porte e cerca di tranquillizzare i clienti, che continuano a consumare ai tavoli.
Purtroppo si deve supporre che la situazione delle università non sia molto migliorata rispetto alla precarietà rappresentata nel film. La destra oggi al potere (in Argentina e nell’America trumpiana) non ama i professori. Ancora di meno ama la filosofia.
Alla fine il conflitto tra i due aspiranti alla cattedra si risolve in un modo inaspettato.
Il potere decide di chiudere l’Universitá PUAN, dall’oggi al domani.
La protesta che nasce da questa scelta coinvolge tutti: studenti, professori, impiegati, persino la rettrice. Gli eventi politici spingono Marcelo (che ha bisogno di spinte per agire) a dimostrare che il suo talento non consiste solo nel filosofare. È capace di agire, di prendere in mano una situazione pericolosa e di assumersi le proprie responsabilità. Primum vivere, deinde philosophari. E vince.
