25 maggio 2019 h 18.30
Cinema Excelsior Empoli (FI) – via Ridolfi, 75
Fantascienza e/o distopia
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Se gli extraterrestri sono dotati dei poteri del bambino piovuto dallo spazio sulla Terra e adottato da una coppia desiderosa di avere figli, e sono intenzionati a utilizzarli per conquistare questo pianeta, non c’è speranza di salvarsi, non riusciremo a difenderci; tanto vale arrenderci subito.
Fanno ridere i due poliziotti – lui con la stella dello sceriffo, la pistola e il cappello texano, lei con il fucile puntato – accorsi a proteggere la madre adottiva dell’extraterrestre incattivito; fanno la fine che avevamo previsto fin dall’apparire sulla scena delle due macchine della polizia.
Non potevano difendersi da uno che è in grado di bloccare con la mano l’ingranaggio in moto di una macchina tosaerba, non mediante l’utilizzo dell’apposito pulsante fornito di lucetta, come è scritto nelle istruzioni, ma inserendo le dita tra le lame ruotanti.
Non è possibile difendersi da uno che a dodici anni piega i denti metallici di un cacciavite con i suoi denti, quelli che ha in bocca.
Non c’è speranza nella lotta contro uno che interferisce con i segnali radio e con quelli della rete senza utilizzare apparecchiature sofisticate, senza programmi di hackeraggio (non ci viene spiegato come fa), uno che può accendere a distanza un computer non suo (per accendere a distanza il proprio computer basta uno smartphone), può far saltare le lampadine di un ristorante (anche qui non ci viene spiegato il meccanismo, vediamo solo l’effetto), può tranciare una porta blindata come fosse di cartone, utilizzando due raggi di luce emessi dagli occhi e, con gli stessi raggi, può ammazzare chi gli capita a tiro, riducendogli la testa in poltiglia.
In alternativa, quando vuole ammazzare qualcuno che sta guidando un’automobile, riesce a prendere il controllo del veicolo senza salirci sopra, a sollevarlo fino a qualche metro da terra, lasciandolo poi cadere, con tutte le conseguenze.
Ovviamente, i proiettili sparati con un normale fucile gli rimbalzano sulla testa; insomma: è impossibile sfuggirgli e possiamo mettere via le ridicole pistole e le stellette.
Non basta: può correre a velocità supersonica, sollevarsi in aria per svariati chilometri e provocare la caduta di un aereo.
Se non sono balle spaziali è strabiliante, ma queste esagerazioni fanno calare l’interesse, perché non c’è lotta, ci passa anche la voglia di tifare per l’alieno, come spesso accade con gli alieni: troppo scontato il risultato.
I film di fantascienza non dovrebbero raccontare balle gratuite, ma scienza esagerata, teorie scientifiche tirate all’estremo (un po’ come le trasmissioni televisive di Roberto Giacobbo, che rientrano perfettamente nel genere); se raccontano balle senza freni diventano film comici, ma allora devono far ridere, come Spaceballs (Balle spaziali) di Mel Brooks.
Il nostro alieno è caduto sulla terra con un gran botto – portato forse da un meteorite o da un veicolo spaziale su cui viaggiava tutto solo – quando era un neonato o aveva l’aspetto di un neonato (non conosciamo le fasi di sviluppo degli alieni), del tutto simile ai bambini appena nati.
È caduto davanti alla fattoria di due che desideravano tanto avere un figlio e accumulavano libri sulla fertilità appositamente inquadrati all’inizio dal regista, che vuole rendere plausibile l’assurdo.
Crescendo, manifesta qualche particolarità; per esempio il padre, in un momento delicato, rivela che questo bambino non sanguina e non si fa mai male.
Non mi sembra una cosa da nulla, da nascondere, su cui sorvolare, come si fa con i piccoli difetti dei bambini che un po’ ci preoccupano (crescendo passerà ci diciamo, ci dicono i vicini e i dottori).
Come se la sono cavata con i controlli medici, con il pediatra, con le vaccinazioni?
Non si sa; non sappiamo neppure come siano riusciti ad adottarlo e poi a iscriverlo a scuola.
C’è una pratica da rispettare per l’adozione; un bambino non può nascere sotto un cavolo (anche se siamo in campagna) o venire dal cielo.
Come hanno riempito il modulo per iscriverlo all’anagrafe?
Facciamo un’ipotesi; supponiamo abbiano scritto: è un extraterrestre che ho trovato fuori della porta; data di nascita ignota, luogo di nascita: pianeta sconosciuto, probabilmente al di fuori del sistema solare.
Difficile che questa dichiarazione non comporti l’intervento dei servizi sociali, per prendere in consegna il bambino, e dei servizi sanitari, per prendere in consegna gli aspiranti genitori.
Ammettiamo: hanno passato un po’ di dollari a un impiegato corrotto e sono riusciti a iscriverlo all’anagrafe come proprio figlio (ma nel film parlano sempre di adozione).
Hanno dichiarato: noi lo abbiamo trovato, appartiene a noi. Forse in America si fa così. Non sappiamo.
Vediamo le foto del bambino che cresce: sembra normale, ma qualcosa non va.
Non hanno fatto caso alla particolare freddezza di questo ragazzo?
Non si sono allarmati in seguito a qualche episodio decisamente fuori del comune?
Ogni volta che succede qualcosa di strano, ma strano parecchio, i genitori cercano di riportare il tutto alla normalità: «facciamo una gita».
Il primo episodio di ribellione è provocato dallo zio (un tipo particolare, in ogni famiglia ce n’è uno). Lo zio coglione regala un fucile vero a un ragazzo che compie dodici anni.
Possibile che in America non sia messo sotto osservazione e controllato accuratamente un uomo adulto che regala un fucile a un ragazzo di dodici anni?
Obama cercò inutilmente di opporsi alla proliferazione delle armi nelle case americane; il tizio che c’è ora al suo posto non se n’importa: basta che si facciano soldi.
Infatti si dice che abbia dato slancio all’economia; per forza! Anche l’economia degli Stati del sud era fiorente quando c’erano gli schiavi; uno dei motivi che adducevano per opporsi all’abolizione della schiavitù era proprio questo: il probabile crollo del benessere (dei bianchi).
Ragionare solo in termini di numero di posti creati è un discorso largamente insufficiente.
All’operaio che lavora nell’industria delle armi non conviene avere trovato un lavoro, se un giorno un ragazzo disadattato può fare una strage in cui viene coinvolto il figlio dell’operaio (o chiunque altro).
Quando l’operaio saprà che l’arma utilizzata dall’assassino è passata per le sue mani, è frutto del suo impegno per renderla precisa e micidiale, che cosa penserà?
Penserà che le armi si dovrebbero abolire, ma siccome non si può, perché il mondo è storto, almeno evitiamo di metterle a disposizione di chiunque abbia perso il controllo dell’aggressività insita nella natura umana; un conto è fare danni usando un coltello da cucina, un altro conto, ben più salato, usando un fucile, un mitra, un kalashnikov, un bazooka.
Sempre danni sono, ma di proporzioni molto diverse.
Questi sono ragionamenti che il tizio votato dagli americani per rappresentarli e prendere le decisioni importanti non è in grado di fare: è troppo impegnato a contare i soldi e ad acconciarsi la capigliatura svolazzante.
Agli operai delle fabbriche che producono veleni non è convenuto avere trovato un lavoro vicino casa, in una zona che avrebbe potuto trovare uno sviluppo turistico o agricolo bloccato dai fumi tossici.
Torniamo al film.
Il padre del ragazzo gli vieta di usare il fucile; il ragazzo si ribella, ma non come farebbe un umano (è un alieno); si ribella in modo molto più deciso.
I compagni di scuola non lo vedono con simpatia, perché pare conosca tutto degli argomenti che lo interessano (gli insetti) ed è sempre impegnato a rifare in continuazione un disegno molto semplice e un po’ bruttino.
D’altra parte, parlare di bullismo nei confronti di uno dotato di tanta forza e capacità di far male è fuori luogo.
È vendicativo, il giovane alieno; la sua prima vittima è la bambina che a scuola lo ha difeso dai compagni e ha mostrato di apprezzare le sue doti intellettuali, ma poi ha cominciato, a ragione, ad avere paura di lui.
Il problema è che il padre gli ha parlato delle spinte che si cominciano ad avvertire alla sua età e lo ha invitato ad esercitarle … insomma … a fare esercizio. Ora? Subito? Ha chiesto il ragazzo, abituato a prendere tutto alla lettera.
La situazione precipita subito dopo la lezione di educazione sessuale.
Diciamo la verità: chiunque, non solo un alieno, avrebbe reagito male a quella imbarazzante lezione, chiunque avrebbe desiderato sbarazzarsi della specie umana dopo quelle frasi smozzicate e l’invito a “giocare col pene”.
Nel film gli umani sono tutti un po’ stupidi, a cominciare dai genitori, che appartengono alla categoria: se non ho almeno un figlio da allevare e instradare fin da piccolo sul lavoro che ho deciso per lui (il padre adottivo fa il fattore, il figlio dovrà fare il fattore), non sono nessuno, la mia vita non ha senso, tanto vale morire anzitempo.
I genitori adottivi avevano a disposizione tanti segni del mistero e del pericolo di quella adozione: sanno che è piovuto dal cielo (evento non proprio comune), hanno notato che non sanguina mai, ogni tanto gioca a nascondersi e viene ritrovato nel posto dove il padre ha interrato l’astronave o il meteorite che l’ha portato sulla terra; sembra freddo nei rapporti umani (per forza: probabilmente è caldo nei rapporti alieni).
La sua freddezza arriva al punto di non ricambiare l’affetto che è stato riversato su di lui a profusione; in breve tempo scopriremo che non è un perfetto esempio di amore filiale.
Diciamo solo che il padre se la vede con i famosi raggi provenienti dagli occhi, la madre si fa un bel viaggetto nella stratosfera prima di essere lasciata cadere e abbandonata al suo destino.
Qual è il significato di questo film?
Credo sia il seguente: attenzione ad accogliere chi proviene da un altro mondo, attenzione ad accettarlo, allevarlo, aspettarsi che si integri nella nostra cultura.
Potrebbe avere coltivato un astio feroce verso di noi, un desiderio di dominio (il ragazzino s’incazza di brutto e sfodera la sua forza ogni volta che qualcuno lo contraddice) ed essere dotato di poteri molto superiori ai nostri.
Quando l’alieno sarà entrato nelle nostre case, avrà capito di avere a che fare con una specie stupida e debole, non sarà la gratitudine a fermarlo, non saranno le nostre armi o i nostri valori (l’amore filiale, le stellette).
A quel punto sarà troppo tardi; non potremo fare altro che arrenderci.
Un messaggio di destra sovranista, lanciato con un film rozzo, prevedibile, ridicolo e poco coinvolgente.
Le scene inserite sui titoli di coda, prese da internet, dopo che l’alieno ha vinto e mangia i suoi biscottini con aria indifferente, confermano questa tesi.
In sala c’erano solo ragazzini.
Che segno è?
Forse è solo il segno che il sabato pomeriggio i ragazzini, liberi da scuola, vanno al cinema e nel panorama dei film troppo per bambini (Aladdin) o troppo per adulti (Dolor y gloria), scelgono un film di fantascienza, perché gli adolescenti amano, da che mondo è mondo, i film di avventure: sulla terra, sotto i mari, alla ricerca di isole del tesoro, nello spazio.
Lo stesso motivo per cui uno, che non è più un ragazzino (lo è dentro, per fortuna), ha scelto questo film.
In altri tempi noi avevamo ampia scelta; trovavamo, per esempio, i film western, americani o all’italiana, e, a proposito di fantascienza, 2001: Odissea nello spazio.
Ricordo che in un film lento e, a volte, difficile, le scene, gli episodi che sono rimasti nella memoria (l’ominide che lancia l’osso, la lotta di David contro Hal 9000 per rientrare nella navicella spaziale) ci consentirono di affrontare la lunga e misteriosa conclusione.
Come si può pretendere che i ragazzi si stacchino dai computer, dagli smartphone, dalla televisione e scoprano il cinema, se nelle sale trovano film inadatti a loro? Da quanto tempo manca un bel film di cappa e spada? L’ultimo di Giovanni Veronesi sui moschettieri è bello, ben girato e ben interpretato, ma pervaso da una vena ironica e malinconica che si adatta alle corde di spettatori adulti e vecchi.
Questi ragazzini hanno bisogno di film che alimentino la loro fantasia, film semplici nella struttura ma intelligenti, non di una stupida raccolta di gratuite e pretenziose balle spaziali.