30 giugno 2024 h 17.20
The Space Cinema – Novoli
Fantascienza e/o distopia
// Lightyear: la vera storia di Buzz // The Animal Kingdom // Civil War // Dogtooth [Kynodontas] // Another End // Povere creature! [Poor things] // Amore postatomico // M3GAN // Everything Everywhere All At Once // Siccità // Nope // Penguin Highway // E noi come stronzi rimanemmo a guardare // Dune // La terra dei figli // Tenet // Il dottor Stranamore // AD ASTRA // Brightburn // Jurassic World Il Regno distrutto // 2001: Odissea nello spazio // Tito e gli alieni // L’isola dei cani // La forma dell’acqua //
Animazione
// Lightyear: la vera storia di Buzz // Il ragazzo e l’airone // Penguin Highway // Il Grinch // Mirai // L’isola dei cani //
Non c’è molto da vedere al cinema in questo periodo. Il film di animazione che ha più successo (Inside Out 2) non mi attira per un fatto estetico: i disegni mi sembrano brutti e poco espressivi, nonostante l’abbondanza di occhi strabuzzati. Ho letto cose buone su questo film, persone che stimo hanno espresso entusiasmo, vorrei affidarmi … ma non ce la faccio. Mi è più facile ignorare un giudizio negativo che un’impressione prodotta dalle immagini; penso che quei disegni mi metterebbero di cattivo umore e mi distrarrebbero. Il trailer mi respinge. Un film di animazione che ha disegni simpatici (manifesto e trailer) è La vera storia di Buzz Lightyear, regia di Angus McLane. Fa parte di una serie che si chiama Toy Story. Non ho visto gli altri film della serie, solo questo, il quinto.
Alla fine posso dire che è un racconto fantascientifico interessante, un bel film poco adatto ai bambini più piccoli.
I genitori vedono sui manifesti le sagome dei cartoni animati, il gattino robot, i giocattoli che si trovano in un cesto nella cameretta dei figli (per questo la serie si chiama Toy Story) e portano in sala bambini che fanno tenerezza.
Ho notato che mancano i preadolescenti. I ragazzi di scuola media e dei primi anni delle secondarie forse avrebbero capito qualcosa di più. Arrivo a dire che per i ragazzi più grandi il film è consigliabile, perché li mette a confronto, in modo divertente, con concetti che, prima o poi, incontreranno negli studi scientifici.
Ma proprio quelli non ci sono. Suppongo che gli adolescenti e i preadolescenti tendano a snobbare i film di animazione («Noi siamo grandi, non guardiamo Toy Story!») e generalmente non vadano al cinema insieme ai genitori.
Di fatto in sala ci sono genitori giovani con bambini piccini e qualche vecchio.
Il protagonista principale, un simpatico pilota di astronave, lo Space Ranger Buzz Lightyear – orgoglioso della sua qualifica, della sua divisa, della sua squadra – ripete più volte che per andare via dal pianeta inospitale Tikana Prime e tornare sulla Terra ha bisogno di un cristallo speciale che gli consentirà di raggiungere l’iperspazio viaggiando con la sua astronave a velocità 2c, 4c, 8c e oltre.
Mi piacerebbe chiedere a uno di questi bambini: «Secondo te che cos’è “c”?».
Se un bambino rispondesse: «”c” è la velocità della luce, 300.000 km al secondo», penserei di trovarmi di fronte al futuro Albert Einstein.
Lo guarderei con stupore infinito, e anche con un po’ di paura, se alla domanda successiva rispondesse: «Lo prevede la teoria della Relatività»; la domanda successiva è la seguente: per quale motivo ogni volta che il pilota fa un viaggio, che per lui dura solo quattro minuti, al ritorno sul pianeta trova i suoi compagni più vecchi di molti anni? Il tempo non è passato allo stesso modo per lui e per i compagni?
È la teoria della Relatività Ristretta di Einstein (sistemi in moto rettilineo uniforme); prevede la contrazione del tempo se si viaggia a velocità prossime a “c” (i famosi 300.000 kilometri al secondo, un po’ più di 8 minuti per raggiungere la Terra partendo dal Sole).
Avrei l’impressione di trovarmi di fronte a un alieno se uno dei bambini aggiungesse: «L’astronave che viaggia a 4c, a 8c è fantascienza, non è scienza; lo sarebbe anche se viaggiasse a c. Einstein ha dimostrato che “c” è una velocità limite, è la velocità delle onde elettromagnetiche, non raggiungibile dalla massa; in base alle conoscenze attuali è impossibile che un’astronave possa viaggiare alla velocità della luce, ma se la sua velocità relativa si avvicinasse a “c” assisteremmo alla contrazione del tempo». È impossibile che nel cinema ci fosse un bambino in grado di dare queste risposte.
Che cosa avranno capito?
I bambini sembravano attenti allo schermo, ma più concentrati su popcorn, dolciumi e coca cola. Prima che si spegnessero le luci ho sentito una mamma dire: «Aspetta che inizi il film! Così finiscono subito!».
Si saranno divertiti con le numerose battaglie che si svolgono sullo schermo, ma certamente non hanno potuto cogliere i riferimenti ai classici della fantascienza, che rendono questo film godibile per un adulto appassionato del genere.
Personaggi ben disegnati, dotati di una psicologia precisa, coerente dall’inizio alla fine; momenti di tensione, di suspense, di commozione.
Non esagero e invito a verificare, se si dubita. Qui metto il solito avviso: nelle righe seguenti si entra nei dettagli della trama.
Mentre scorrono le immagini dimentichiamo che si tratta di disegni virtuali; il cinema è fatto di disegni (fotografie che danno l’illusione del movimento) e questi disegni sono più credibili di molti personaggi interpretati da attori in carne e ossa.
Ma che cosa avranno pensato i bambini – non riesco a capacitarmi – vedendo il nostro astronauta sempre giovane al ritorno da ogni viaggio mentre la sua amica, rimasta nella colonia che si è formata su Tikana Prime, invecchia, invecchia sempre di più e muore lasciandogli un commovente messaggio di affetto?
Nei sessantadue anni che trascorrono sul pianeta (mentre per Buzz, che continuamente viaggia a quelle velocità, si tratta di qualche decina di minuti) l’amica dell’astronauta si è sposata con una donna, ha avuto figli e nipoti.
Si deve supporre che la nonna, a suo tempo, sia ricorsa all’inseminazione artificiale, dal momento che nella seconda parte del film il nostro astronauta lotta insieme a una nipote della sua amica, una nipote che assomiglia molto alla nonna.
Su questo il film non scende nei dettagli: assume che nel futuro rappresentato, e nel presente degli spettatori, la possibilità di avere figli non sia riservata esclusivamente alle coppie eterosessuali fertili. In molti paesi questa è realtà attuale, non è fantascienza.
Nella seconda parte appare un altro elemento le cui premesse scientifiche sarebbero difficili da spiegare a persone adulte, figuriamoci a bambini molto piccoli. Si dovrebbe fare ricorso (per le persone adulte) a una delle ipotesi che scaturiscono dalla Meccanica Quantistica, facendosi aiutare da una interpretazione letteraria (Borges, Calvino).
Appare un altro personaggio: è il nostro eroe, il pilota, più avanti negli anni, con i capelli bianchi e il gatto robot mezzo scassato.
Vediamo contemporaneamente lo stesso Buzz Lightyear nel presente e nel futuro e i due interagiscono. Questo è molto bello e originale; il vecchio Buzz, mascherato da robot cattivo, rapisce il giovane Buzz, lo porta sulla sua astronave e si rivela.
Dunque sono rappresentati due degli infiniti mondi di cui la Meccanica Quantistica, in una interpretazione che si trova al limite tra scienza e immaginazione, suggerisce l’esistenza.
I due personaggi hanno caratteri completamente diversi: il Buzz giovane è dolce, delicato, il Buzz vecchio è aggressivo, distruttivo e vorrebbe allearsi con il giovane per distruggere il passato.
È come se la condizione di prigioniero di un pianeta repellente, scacciato dallo stesso pianeta da un nuovo capo che non ha l’intenzione di continuare a coltivare il sogno della fuga, lo avesse inselvatichito e inacidito.
Il Buzz vecchio vorrebbe eliminare quella parte del passato che ha determinato l’impossibilità di andare via dal pianeta Tikana Prime e tornare sulla Terra.
Ma se il passato viene distrutto, l’amica di Buzz (quella che è diventata nonna) non si sposerà, non avrà la sua vita, non avrà figli e nipoti, non invecchierà, non morirà lasciando un messaggio per il suo amico Space Ranger; se il passato viene distrutto, la nipote dell’amica di Buzz non esisterà.
Cancellando il passato, come il vecchio Buzz vorrebbe, tutte le vite successive che si trovano sulla linea temporale che stiamo percorrendo saranno cancellate. Un grande dilemma per l’eroe giovane, lo stesso dilemma di Amleto: essere o non essere, questo è il problema. Anche nel 3901 l’uomo si troverà davanti a scelte difficili.
Il Buzz vecchio (futuro) vorrebbe agire sul passato, a scapito di altre vite che condannerebbe alla non esistenza.
Il Buzz giovane (presente), dopo un attimo di esitazione risolve il dilemma amletico a favore della vita, si oppone al proposito del Buzz vecchio e, con l’aiuto di tre amici inesperti ma pieni di buona volontà e di simpatia, lo sconfigge.
I due personaggi sono presenti contemporaneamente, su due linee temporali che dovrebbero essere separate; si immagina che lo sviluppo della scienza e della tecnologia abbia reso possibile questa interazione. In futuro potremo incontrare noi stessi su una linea temporale diversa e decidere se collaborare con l’altro o combatterlo, nel caso ci chiedesse comportamenti eticamente inaccettabili. Molto interessante!
Finalmente un film di fantascienza ben fatto, basato su teorie portate al limite o non dimostrate, ma rigorose e coerenti!
La storia raccontata non ha la classica soluzione positiva: dall’inizio alla fine non succede mai ciò che ci aspettiamo. Questo è un grande pregio del film.
Che cosa ci saremmo aspettati? Buzz trova il cristallo utilizzando la formula elaborata dal gatto robot, libera i suoi amici dal pianeta repellente e tutti insieme ritornano felici sulla Terra.
Il film ha un’altra soluzione, inaspettata e più interessante. Il capo della comunità, Burnside, che non ha voglia di tornare sulla Terra, alla fine riconosce il valore di Buzz, gli dà di nuovo la carica di Space Ranger e gli affida una squadra di soldati superpreparati. Ma Buzz preferisce i tre con i quali ha combattuto l’ultima battaglia: la nipote della sua vecchia amica, il giovane volontario pauroso che non ne indovina una, la vecchia in libertà vigilata esperta di esplosivi. Con i nuovi compagni forma una squadra sgangherata ma divertente, pronta ad affrontare altri nemici e andare incontro a nuove avventure spaziali.
Non so se si debba attribuire un significato al fatto che uno degli eroi è una vecchia ex detenuta che viene riabilitata per il suo comportamento; se vogliamo attribuirlo, è un significato positivo.
In questo film per bambini – secondo me più adatto agli adolescenti e agli adulti curiosi, oltre ai vecchietti, ai quali tutti i film sono adatti – ci sono molte cose buone e ottimiste:
1) nel 3901 nella comunità umana non esistono forme di razzismo: bianchi e neri svolgono ruoli intercambiabili, possono essere buoni o cattivi, intelligenti o stupidi;
2) il potere politico corregge i suoi errori e non perseguita con la sua idiozia i giovani eroi (li perseguita per un po’, poi si corregge);
3) si può vivere da soli (come Buzz), bastare a se stessi, rimanendo umani;
4) si può formare una famiglia (come l’amica di Buzz) di qualunque genere;
5) conta solo l’amicizia e la difesa della comunità (questo è un classico).
Alla fine il ritorno al pianeta Terra viene dimenticato, anche perché in un viaggio nell’iperspazio non ci si pone solo la domanda: dove vado? Una domanda ineliminabile è: in quale linea temporale mi muovo? Ritorno a casa nel presente, nel passato, nel futuro? Troverò la Terra che ho conosciuto, perduta tra infinite altre possibilità?
In sostanza: se esistono linee temporali alternative, diversi mondi possibili, il concetto di casa («Home sweet home») non ha più senso.
Nel 3901 viviamo un eterno presente in cui il tempo scorre con velocità diverse e può andare avanti e indietro: se si ha voglia, si può fare una corsettina nell’iperspazio per vedere che cosa succederà nel futuro. Basta trovare il cristallo giusto.