18 aprile 2024 h 17.20
Cinema Principe Firenze – Viale Giacomo Matteotti
Film brutti. Decisamente brutti
// Dall’alto di una fredda torre // The Fall Guy // Civil War // Enea // Chi segna vince // Un uomo felice // La guerra del Tiburtino III // Mi fanno male i capelli // Felicità // L’ordine del tempo // Educazione Fisica // Il primo giorno della mia vita // Vicini di casa // War La guerra desiderata // Dune // Domani è un altro giorno // Dead in a week // Una vita spericolata // Doppio amore [L’amant double] // Sono tornato //
Fantascienza e/o distopia
// Lightyear: la vera storia di Buzz // The Animal Kingdom // Civil War // Dogtooth [Kynodontas] // Another End // Povere creature! [Poor things] // Amore postatomico // M3GAN // Everything Everywhere All At Once // Siccità // Nope // Penguin Highway // E noi come stronzi rimanemmo a guardare // Dune // La terra dei figli // Tenet // Il dottor Stranamore // AD ASTRA // Brightburn // Jurassic World Il Regno distrutto // 2001: Odissea nello spazio // Tito e gli alieni // L’isola dei cani // La forma dell’acqua //
Prima visione: “Civil War” (regia di Alex Garland). Che delusione! Non è un film. È un videogioco. Suona tutto falso.
È falsa la macchina fotografica della ragazza. Una giovane fotografa potrebbe essere affezionata alla sua Nikon analogica (capirei di più se fosse una Leica). Ma se ha deciso di diventare fotografa di guerra non può ignorare le limitazioni che una macchina analogica comporta. Quanti rullini dovrà portarsi dietro? Dovrà procurarsi uno scanner se vorrà inviare le foto a un’agenzia o a un giornale. Un conto è se la ragazza decide di specializzarsi nella fotografia artistica, un altro se vuole testimoniare una guerra in corso. Nel secondo caso vince il digitale a mani basse. I fotografi di guerra dell’epoca analogica si portavano dietro molte pellicole e scattavano poche foto. Ora si schiaccia l’otturatore e si rimanda la scelta della foto migliore.
È falsa l’attrezzatura portatile per lo sviluppo e per il fissaggio delle pellicole analogiche. L’operazione si faceva in laboratorio, in un ambiente, anche piccolo, illuminato con una luce rossa (di solito nella stanza da bagno). Lo sviluppo con il “tank” non si faceva all’aperto, dove era alto il rischio di bruciare tutto il lavoro svolto. Quanti litri di liquido per lo sviluppo e per il fissaggio la ragazza si porta dietro? Basta il poco contenuto in una bottiglina di plastica? Caro regista, questo lo puoi raccontare a chi queste cose non le ha mai fatte.
È falso l’incredibile passaggio da un’automobile in corsa all’altra per gioco. In quella situazione drammatica i reporter hanno voglia di fare una cavolata per aumentare il pericolo? Chi l’ha pensata questa cosa? Meriterebbe un premio alla stupidità. Tra l’altro interrompe il ritmo del racconto, abbassa la tensione per portarla, nella scena successiva, a un livello, nelle intenzioni, insopportabile. Ma ormai ci hai distratto, siamo usciti dallo schermo e lo guardiamo con aria ironica («Vediamo che s’inventa»).
Sono falsi tutti i personaggi (protagonisti e non): il giornalista anziano grassone che farebbe fatica a muoversi in una situazione normale (dispiace per Stephen McKinley Henderson, attore di teatro che abbiamo visto al cinema fare il suo lavoro con dignità), la fotografa di guerra con lo sguardo fisso, l’assurdo giornalista che ha adocchiato la ragazzina.
È falso il viaggio. Ma dove vanno? Vogliono intervistare un presidente morituro? Si fa a chi arriva per primo? Quando sono arrivati per primi che fanno?
È falso il sangue, sono false le torture, i cadaveri. Sullo schermo, a maggior ragione in un film distopico, i cadaveri devono sembrare veri, non devono sembrare manichini vestiti e truccati da cadaveri. (Nel seguito si parla della conclusione del film – SPOILER).
Sono false le cannonate e le esplosioni, è falsa la caccia finale al presidente nei saloni della Casa Bianca illuminati per farci vedere meglio la scena (hanno quasi buttato giù l’edificio ma nessun black out si verifica).
Sono falsi i fotografi continuamente piegati per “cogliere l’attimo” mentre intorno i militari mimetizzati li ignorano perché sanno che siamo in un film falso, che siamo in un videogioco. Alla fine il giornalista ferma i militari, non si capisce con quale autorità, e chiede una dichiarazione al presidente prima di essere ammazzato. Naturalmente la battuta finale risulta falsa come tutto il resto.
Che cosa è successo al grande cinema americano di guerra? Come si spiega il passaggio da capolavori (uno per tutti: Apocalypse Now) a un inutile e falso videogioco?