
27 gennaio 2024 h 16.00
Cinema Adriano Firenze – via Giandomenico Romagnosi, 46
Altri film del regista: // Bugonia // Dogtooth [Kynodontas] (2009) // The Favourite [La Favorita] (2018) // The Killing of a Sacred Deer [Il Sacrificio del Cervo Sacro] (2018) //
Fantascienza e/o distopia
// Bugonia // The End // Lightyear: la vera storia di Buzz // The Animal Kingdom // Civil War // Dogtooth [Kynodontas] // Another End // Povere creature! [Poor things] // Amore postatomico // M3GAN // Everything Everywhere All At Once // Siccità // Nope // Penguin Highway // E noi come stronzi rimanemmo a guardare // Dune // La terra dei figli // Tenet // Il dottor Stranamore // AD ASTRA // Brightburn // Jurassic World Il Regno distrutto // 2001: Odissea nello spazio // Tito e gli alieni // L’isola dei cani // La forma dell’acqua //
Tra realtà e finzione, l’arte dell’illusione
// Povere creature! [Poor things] // Asteroid City // Gli ultimi giorni dell’umanità // Babylon // Everything Everywhere All At Once // Finale a sorpresa // La fiera delle illusioni // Otto e mezzo // The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun // C’era una volta a Hollywood // Notti magiche //
“Povere creature!” (2023).
Titolo originale: “Poor things”, come dicono gli inglesi: nel senso di: poverini! Povere creature create da un poveruomo!
Fanno pena (fanno anche ridere) i mostri mezzo pollo e mezzo maiale, i cani con il collo e la testa di oca, realizzati da un chirurgo, il dottor Godwin Baxter, che ha la faccia deforme, tagliuzzata dal padre, anch’egli chirurgo, in nome della scienza. No. In questo film la chirurgia è macelleria e sadismo, ed è antiscienza.
Il poveraccio emette bolle digestive quando mangia perché non ha più le ghiandole gastriche, eliminate dal padre per verificare se sono necessarie per la digestione. Risultato dell’esperimento: sono necessarie.
Il disgraziato ha i pollici deformati, sempre dal padre grande chirurgo, per verificare se le dita possono avere un altro verso.
Il caro genitore lo ha reso eunuco, naturalmente in nome della (anti)scienza.
La colpa del dottor Baxter è la sua obbedienza, la sua sottomissione al patriarcato: non si è ribellato, non ha simbolicamente ucciso il padre, ha accettato la sua eredità malata. Grave colpa!
Sono malati, vittime e artefici della propria malattia, gli uomini che detengono il potere nella società vittoriana (non solo), attenta alla buona educazione e alla rigorosa separazione delle classi sociali. Se non hai i mezzi puoi ambire a fare l’assistente schiavo del grande professore di anatomia: il personaggio dell’assistente, Max, è meno autonomo di Igor, o Aigor, nel film di Mel Brooks (il paragone ha senso in quanto praticamente sono due film comici).
Al servizio del chirurgo c’è una donna, la governante identica a quella che in Frankenstein Junior faceva nitrire i cavalli per lo spavento – bastava nominarla e i cavalli s’imbizzarrivano. Sottomessa, come la tenutaria del bordello parigino acquiescente ai desideri e ai vizi infantili dei maschi. Decisamente, l’obbedienza è uno dei temi portanti di questo film: l’unica a ribellarsi a tutti gli uomini che incontra è Bella, fino al contrappasso conclusivo.
I maschi sono tiranni o assistenti di tiranni. Le femmine sono vittime o kapò.
Ci sono eccezioni, sia per gli uni che per le altre. La prostituta africana è impegnata nel movimento socialista, la nobildonna intellettuale sulla sedia a rotelle ha libertà di pensiero e di azione, garantita dal denaro; è accompagnata dal giovane filosofo cinico che conosce per esperienza diretta l’ingiustizia della società creata dagli uomini (è un nero) ma non crede alla possibilità di opporsi, di combattere per eliminarla. Gli sfugge il potenziale rivoluzionario della creatura che ha di fronte.
Gli scienziati pazzi impazziscono con la pseudoscienza, che confondono con la tecnica.
Mettono insieme pezzi di cadavere per costruire un uomo vivo (dottor Frankenstein): sembra chissacché, in realtà è l’idea banale del puzzle («Si … può … fare!»).
Oppure inventano un procedimento chimico per separare il bene dal male (dottor Jekyll e Mr Hyde); il loro operare consiste unicamente nella separazione e ricomposizione, si illudono di creare.
Continuando di questo passo a separare gli elementi e rimetterli insieme in un altro modo siamo arrivati al razzismo, agli esperimenti di Mengele (dottor morte) e degli altri pazzi nei lager nazisti: la tecnica al servizio di pulsioni distruttive incontrollate.
Il povero dottor Baxter si accontenta di mettere un vivo dentro a un morto. Tecnicamente non ha creato nulla, come nulla creano i chirurghi che trapiantano un organo da un morto a un vivo. L’esperimento del dottor Baxter si potrebbe definire trapianto invertito.
Ha trasferito il cervello vivo del feto estratto con un taglio cesareo dalla pancia di una donna morta per annegamento nella scatola cranica della donna; ha sostituito il cervello morto della donna con il cervello vivo del feto. Il corpo ha ripreso vita. Ma a chi appartiene? Che cosa siamo noi se non il cervello che dirige pensieri, azioni, ricordi?
Il dottor Baxter, come tutti gli scienziati pazzi, ama scombinare il puzzle e rimettere insieme i pezzi in un altro modo: prima o poi costruirà un essere umano che ha gli organi sessuali sulla testa e gli occhi sulla punta dei piedi.
Non sarà creazione: sarà il gioco di un uomo di potere che utilizza la tecnica chirurgica per liberare la spinta sessuale eliminata dagli organi della riproduzione ma presente nel cervello, che se ne libera trasformandola in impulsi sadici.
Altri uomini, che occupano ruoli chiave nella ricca borghesia (bottegai, impiegati, professionisti) sfogano sulle donne nei bordelli le loro perversioni infantili che chiamano sesso; le costringono, con la complicità della kapò, a subire per denaro il loro puzzo e il loro sciocco dimenarsi.
Non hanno idea di ciò che il sesso può dare all’uomo e alla donna se partecipano liberamente al gioco.
Solo il libertino e Bella Baxter (l’esperimento del dottor Godwin Baxter), liberi entrambi dalle convenzioni sociali, riescono a godere pienamente del sesso.
Però la donna è completamente libera – il suo cervello non ha subito condizionamenti – mentre il libertino è piegato e distrutto dal desiderio di possesso.
La gelosia: un’altra caratteristica del mondo costruito dagli uomini, un’altra malattia da loro inventata, di cui loro stessi sono vittime se incontrano una donna veramente libera.
Un film femminista, che mostra con uno sghignazzo tutta la miseria della società patriarcale, guerriera, costruita dai maschi sul principio del dominio da esercitare su tutti: donne, altri maschi, altri popoli, natura, l’intero pianeta.
Nell’ultimo film questa spinta al dominio è estesa a tutto il genere umano, uomini e donne, e associata a una “cattiveria” che si trasmette con i geni e porta all’autodistruzione (se non si verificasse, ci penserebbero gli alieni).
“Povere creature!” è anche un film divertente, per alcuni aspetti è un film comico: in particolare la comicità si trova nel modo di parlare della protagonista che gradualmente s’impossessa della lingua; il cambio di registro, pieno di doppi sensi, si sente anche nella versione doppiata, ma qualcosa viene sacrificato.
