6 gennaio 2018 h 17.30
Cinema Spazio Alfieri Firenze – via dell’Ulivo, 6

Napoli e dintorni
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Premesso che a Napoli basta puntare una telecamera, una cinepresa, una macchina fotografica qualunque, un telefonino, per avere belle immagini, in questo film ci sono immagini bellissime, semplicemente perché si svolge a Napoli.
La sceneggiatura contiene alcuni particolari poco credibili.

Per esempio: i poliziotti, anche se portano l’orecchino, non fanno una corte (poco) velata a una persona indagata, non sottraggono fotografie trovate nel corso di un’indagine su un delitto (corpo del reato) per farne un uso personale o per donarle alla stessa persona indagata; se lo fanno, succede solo quando hanno completamente perso la mummera (perso il controllo), non all’inizio dell’indagine.
Si fa fatica (almeno io faccio fatica) a immaginare la Mezzogiorno alle prese con i fornelli, svolgere le faccende domestiche – un’attrice così altera e distaccata, un personaggio che ha l’aria perennemente imbronciata – e non si capisce perché non sospenda la frittura delle polpette mentre parla con un estraneo, il poliziotto, a casa sua.
I napoletani non stanno continuamente a cucinare polpette e, quando lo fanno, di solito considerano privata e personale questa attività: si fa in famiglia, non si offrono polpette fritte a chiunque capita, soprattutto non si offrono a un poliziotto che sta svolgendo il proprio lavoro.
Al massimo gli si offre gentilmente un caffè, che egli cortesemente rifiuta («No, grazie. Sono in servizio»).

Sono quei particolari che rendono credibile o inverosimile la trama di un film secondo come si svolgono. Se sono inverosimili, inevitabilmente hanno l’effetto di distrarre lo spettatore (su di me hanno questo effetto).
Stento a credere che a Napoli si vada in gruppo a consultare una mostruosa Sibilla per risolvere problemi psicologici, con contorno e accompagnamento di nani e rutti. Soprattutto mi sembra incredibile se la persona bisognosa di assistenza è laureata in Medicina e Chirurgia e abilitata a esercitare la professione medica.

Io penso – posso sbagliarmi – che a Natale si giochi a tombola solo in alcune famiglie con bambini, considerandola, appunto, un gioco da bambini.
Se un gruppo di adulti, con sprezzo del pericolo, trascorre le lunghe sere invernali con le schede e i fagioli, credo che eviti di associare ai numeri le frasi della smorfia napoletana per non aumentare la depressione causata da questo modo di impiegare il tempo.
Forse gli sceneggiatori di Napoli velata non sanno che la Gatta Cenerentola di De Simone, tratta dal Pentamerone di Gian Battista Basile, si svolge nel ‘600, non ai nostri giorni.

Peppe Barra è un bravo attore e cantante, quando non rifà se stesso. In questo film sembra un luogo comune ambulante: lo stereotipo del femminello (fəmməniellə) napoletano circondato da gente allegra, perennemente ridacchiante, o, come la brava, sprecata, Anna Bonaiuto, impegnata a tenere fissa sul volto un’espressione cupa, drammatica, segnale di un mistero che non si può svelare perché altrimenti il film finisce troppo presto.

Che fine fanno i sacchetti della spazzatura che il poliziotto riempie con i piatti trovati nel frigorifero dell’indagata senza, apparentemente, separare la plastica dall’umido?
Mistero nel mistero!

Fatte queste premesse, il film è interessante fino alla prima coincidenza (la dottoressa trova sul tavolo dell’autopsia il cadavere dell’uomo con cui ha avuto un incontro erotico la notte precedente), anche perché l’inizio è arricchito dalle bellissime immagini girate all’interno e all’esterno del Museo Archeologico di Napoli.
Poi una noia mortale fino alla fine.

POST-SCRIPTUM

Avrei preferito vedere di più il Cristo Velato. Come qualunque angolo, statua, persona, vicolo di Napoli è estremamente fotogenico; non ho mai potuto fotografarlo perché, purtroppo, è custodito in un museo privato. Solitamente nei musei pubblici basta non usare il flash. Le foto seguenti sono state scattate, senza flash, nel Museo Archeologico.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Apollo seduto con lira – Porfido II sec. d.C.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Barbaro inginocchiato – prima metà del primo secolo d.C.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Barbaro inginocchiato – prima metà del primo secolo d.C
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Gruppo con il supplizio di Dirce (Toro Farnese)– Artista della prima età severiana
(la dinastia dei Severi regnò sull’impero romano tra la fine del II e i primi decenni del terzo secolo)
Toro Farnese
Toro Farnese
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Mosaici pompeiani – Cave Canem
Mosaici pompeiani – Combattimento di galli
Mosaici pompeiani – Pantera con simboli dionisiaci
Mosaici pompeiani – Scena di commedia: la consultazione della fattucchiera
Mosaici pompeiani – Scena di commedia: la consultazione della fattucchiera
Mosaici pompeiani – Scena di commedia: musici ambulanti
Mosaici pompeiani – Scena di commedia: musici ambulanti
Mosaici pompeiani – Ritratto femminile
Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Mosaici pompeiani
Battaglia tra Alessandro e Dario – Pompei Casa del fauno
Mosaici pompeiani – Battaglia tra Alessandro e Dario (part.) – Pompei Casa del fauno