25 settembre 2023 h 17.00
Cinema Odeon Pisa – piazza San Paolo all’Orto

Film brutti. Decisamente brutti
// Civil War // Enea // Chi segna vince // Un uomo felice // La guerra del Tiburtino III // Mi fanno male i capelli // Felicità // L’ordine del tempo // Educazione Fisica // Il primo giorno della mia vita // Vicini di casa // War La guerra desiderata // La figlia oscura (nei commenti brevi) // Dune // Domani è un altro giorno // Dead in a week // Una vita spericolata // Doppio amore [L’amant double] // Sono tornato //

Il personaggio più assurdo è il professore universitario. Si mette con Desiré, una popolana che fa la parrucchiera a Cinecittà, e se ne vergogna. La porta a una festa di Natale in una famiglia borghese intellettuale e si dispiace della sua spontaneità, del fatto che dica “polifosfati” al posto di “solfiti” e racconti degli scontri fisici del professore con suo padre. Anziché rilassarsi e godere della semplicità della compagna vorrebbe essere una specie di Pigmalione, istruirla, farla diventare una intellettuale o almeno una che, in un convegno, possa seguire tra il pubblico, con sguardo rapito, le sue argomentazioni. Ha cercato in tutti i modi di suggerirle letture, ma non c’è niente da fare: «nella testa non mi rimane niente» dice lei, e risolve con: «ti faccio un pompino?».

C’è da chiedersi come mai il professore si sia messo con Desiré, a parte l’avvenenza della ragazza, e non si accontenti dei pompini. Disprezza il suo modo di essere, eppure progetta di costruire un futuro insieme a lei. Forse si vede come Arthur Miller, che, per un po’, provò a costruire un futuro comune con Marilyn Monroe. Ma siamo, ovviamente, a livelli diversi: lui non è il grande scrittore e lei è solo una povera ragazza ignorante sfruttata dagli uomini e presa in giro dagli amici borghesi del professore, che sanno rivolgerle solo sguardi ironici.
Non solo il professore vorrebbe che la ragazza acquisisse una cultura libresca, per non fare “brutta figura” quando la presenta agli amici, ma odia anche la sua nevrosi, la disponibilità a cedere alle richieste di tutti gli uomini che incontra. Non riflette sul fatto che una ragazza così bella sta con lui proprio perché è disponibile con tutti.

Quando il professore si arrabbia perché Desiré ha ceduto alle avances di un attore, gli si potrebbe chiedere: «ti sei guardato allo specchio?».
Alla fine le racconta che aspetta un figlio; ovviamente ha coltivato una relazione parallela, presumibilmente con una intellettuale. Dunque fingeva quando portava la povera Desiré a vedere la casa che avrebbe voluto comprare per viverci insieme! La utilizzava solo per cercare casa.
Esistono realmente persone così assurde e disoneste? Forse nell’ambiente frequentato da Micaela Ramazzotti esistono. Nel mio no; ma io vivo come un orso (poche convenzioni, poche relazioni); se incontrassi uno così, lo guarderei con sorpresa e un po’ di paura, come si potrebbe guardare un extraterrestre proveniente da proxima centauri.

Desiré è il personaggio meglio disegnato, e non è assurda.
Anche nel mio mondo, attuale e precedente, so che esistono ragazze belle e disponibili con tutti gli uomini: pronte a essere imbrogliate da tutti. A cominciare dal padre, che mi sembra un altro personaggio privo di riscontro nella realtà, almeno nella realtà che frequentiamo in tanti. Forse la gente del cinema, delle televisioni, vive in un altro modo, o, addirittura, in un altro mondo.

Il padre ha una tale somma di contraddizioni da sembrare una parodia, uno di quei personaggi che i comici televisivi inventano negli spettacoli ispirati a Zelig (Claudio Bisio, Vanessa Incontrada): una serie di brevi esibizioni che nel livello basso hanno la sorte delle barzellette (nessuno si ricorda chi le ha inventate), nel livello alto costruiscono un personaggio di successo come Checco Zalone.
Per me anche il padre di Desiré è un alieno.

L’accoppiata padre cialtrone figlia ingenua è assurda. Di solito i figli sono i primi a capire che il padre è uno a cui non si deve credere a occhi chiusi, e neanche con gli occhi bene aperti: i figli dei cialtroni spesso sono furbi e non si fanno imbrogliare facilmente.
Invece Desiré ha la vocazione: crede al padre anche quando s’inventa una malattia assurda alla “parte elettrica” del cuore. È un momento che si potrebbe definire “da serie televisiva”: i personaggi si ammalano veramente, si ammalano per finta, si perdono, sono ritrovati, muoiono, risorgono, senza nessuna necessità di fact-checking (controllo dei fatti) nella trama. I fatti si possono contraddire tra di loro e possono non tenere conto dell’esperienza comune.
Il padre dice che deve operarsi, prende i soldi e tutto continua come prima.

Il fratello è una povera vittima dei genitori, come ce ne sono nella realtà. La reazione della mamma al tentativo di suicidio del figlio è rara, negli annali della psichiatria può darsi sia riportata.
Non è spiegata, neanche raccontata, l’apparente guarigione finale del ragazzo, il suo risveglio, dopo avere dormito per quasi tutto il film.

Era messo male, sembrava un mollusco e ora prende il treno per andare … non ho capito dove (devo essermi perso un passaggio). Che è successo? Il ricovero nell’istituto, pagato dalla  sorella, ha funzionato? A giudicare dagli incontri con la famiglia gestiti dalla psichiatra questa ipotesi mi sembra poco probabile. I genitori certamente non sono cambiati, la sorella non può farci nulla; lui si è risvegliato, forse per merito della ragazza strana, pallida, anoressica, che troviamo nell’istituto; di lei sappiamo poco e, alla fine, non si sa se è guarita, o, almeno, tornata a un rapporto meno conflittuale con la realtà. Ci sono, nei film buoni, personaggi che dicono una sola battuta e ci trasmettono tutta la loro storia. Questa ragazza, presente in molte scene, ci rimane sconosciuta.

Il film è brutto, non perché alcuni personaggi sono assurdi (se la storia raccontata sullo schermo cattura ce ne facciamo una ragione), ma perché oscilla tra il dramma e la macchietta, di cui è esemplare il cammeo del regista Giovanni Veronesi. Il padre è superficiale, fanfarone, egoista, ma non sembra stupido al punto di farsi prendere in giro in modo evidente da un regista famoso e dai suoi amici che non hanno niente di meglio da fare. Quando si esibisce nella piroetta, con gli occhi truccati in modo esagerato, indifeso, ridicolo e disposto a ogni umiliazione, fa pena, sembra la povera vittima di alcuni stronzi che approfittano della sua disgrazia per divertirsi. È una macchietta, un personaggio caricaturale.
Che cosa deve fare ancora quest’uomo perché la figlia capisca di che pasta è fatto?
I personaggi sono maschere. Non c’è una svolta. Solo il fratello di Desiré cambia aspetto e atteggiamento nelle ultime scene e nessuno si prende la briga di spiegarci qual è stato il motore di questo cambiamento. L’unica svolta che avrebbe potuto suscitare interesse è trattata come un dettaglio che non è il caso di approfondire.