6 aprile 2018 h 18.10
Cinema Odeon Pisa – piazza San Paolo all’Orto

Religioni e/o superstizioni
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Dal film Lourdes (regia di Jessica Hausner).
In un locale, a Lourdes, alcuni accompagnatori di infermi stanno chiacchierando.
Uno di essi racconta una barzelletta, che, più o meno, fa così:
Lo Spirito Santo, Gesù e la Vergine Maria, seduti su una nuvola, progettano le vacanze.
Lo Spirito Santo dice: «Ho un’idea, andiamo a Betlemme».
Gesù risponde: «A Betlemme? No. Ci siamo già stati tante volte!»
Lo Spirito Santo riflette, poi dice: «Allora andiamo a Gerusalemme!»
Gesù risponde: «A Gerusalemme? No. Ci siamo già andati tante volte!»
Lo Spirito Santo riflette un altro poco e dice: «Ho trovato. Andiamo a Lourdes.»
La Vergine Maria, entusiasta: «Sì! Fantastico! Non ci sono mai stata!»

Questa barzelletta è raccontata in un film che affronta in modo molto serio il problema del rapporto con il miracolo da parte di chi va a Lourdes alla ricerca di una guarigione. Come è giusto che sia, il film non offre la soluzione, in un senso o nell’altro. Il mistero non può essere risolto da un film, ammesso e non concesso (direbbe Totò) che possa essere risolto.

Se la Madonna, stufa dello sfruttamento della sua immagine, un giorno apparisse in televisione e dicesse: «A dire il vero, sono stata in diversi posti senza farmi vedere, ma a Lourdes non sono mai stata e non penso di andarci a breve», provocherebbe il crollo economico del dipartimento degli Alti Pirenei e un calo di diversi punti del Prodotto Interno Lordo francese.
Ma la Madonna non va in televisione; per comunicare con noi utilizza dei giovani, in passato preferibilmente pastorelle intente ad accudire il gregge in villaggi sperduti.
Purtroppo, il lavoro di pastorella in villaggio sperduto va scomparendo.
In tempi recenti, dal 1981 fino ai nostri giorni, pare che la Madonna gradisca apparire non a una, a due, a tre ragazzine, ma a un intero gruppo di sei adolescenti di ambo i sessi, in orari fissi. Non manca un appuntamento.
I ragazzi, nel frattempo, sono cresciuti, e allora, ecco l’idea: trasformare questi colloqui in un vero e proprio lavoro. Quale lavoro? Accoglitore e, eventualmente, riferitore di messaggi della Madonna.
Il lavoro consiste nel trovarsi, a una certa ora, in un posto dove possa convenire parecchia gente, accogliere il messaggio della Madonna e, eventualmente, riferirlo, in tutto o in parte, ai pellegrini, esclusi dalla comunicazione diretta.
Anziché lamentarsi della disoccupazione, come tanti giovani privi di iniziative, questi si sono inventati un lavoro di concetto a tempo indeterminato, con tanto di ritenute previdenziali (suppongo, se le cose nel loro paese funzionano come da noi).

È un lavoro comodo, orario leggero: comunicano luogo, data e ora dell’apparizione e, davanti alla folla che si è radunata, assumono un atteggiamento estatico – questo è importante: saper assumere l’atteggiamento estatico: occhi spalancati, sguardo fisso e un po’ ebete, rivolto verso un punto dell’orizzonte.
Mantenendo questo atteggiamento, avviano una conversazione silenziosa con la Madonna, che solo loro vedono e sentono. Poi riferiscono, in tutto o in parte, il messaggio che questa signora, credo abbastanza anziana, o, forse, ferma in un’eterna giovinezza, non disponendo di altri mezzi, intende far pervenire alla cristianità.

È un bel lavoro, abbastanza vario: si vede tanta gente, oltre alla Madonna.
C’è da chiedersi se quest’idea sia venuta a loro o a qualcuno dei preti e dei frati che li seguono, per esempio allo scomunicato Vlašić, ex guida spirituale dei veggenti. Scomunicato!? Sul serio?
Leggiamo su La Repubblica online (23 ottobre 2020) che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha scomunicato Tomislav Vlašić, ex frate, «che nel 2009 fu costretto a dimettersi dallo stato sacerdotale dopo le accuse di “diffusione di dubbia dottrina, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza verso gli ordini legittimamente costituiti e atti contro il sextum”». Il sextum è il famoso Sesto Comandamento.
Quando ho scritto questo commento (aprile 2018) da nove anni Vlašić era stato dimesso dallo stato sacerdotale, si era trasferito in Italia e nella diocesi di Brescia aveva fondato una confessione religiosa denominata “Chiesa di Gesù Cristo nell’Universo”, basata sulla presenza degli alieni provenienti dallo spazio.
E ho detto tutto.
Nel 2020 ho aggiunto le righe precedenti, con la notizia della scomunica. Tenere presente che, secondo i veggenti, la Gospa, la Madonna nella loro lingua, aveva particolarmente a cuore questo frate (vedi riferimento successivo al libro di Marco Corvaglia).

Torniamo ai veggenti.

Non sempre la Madonna chiede di riferire ciò che dice: alcuni messaggi sono segreti. Contengono informazioni sul futuro dell’umanità o altro, non si sa; solo i veggenti conoscono il contenuto e possono decidere se rivelarli, col permesso della Madonna, di cui sono portavoce privilegiati, anzi esclusivi.
Questa mi sembra una saggia scelta: in caso di difficoltà, che c’è di meglio di un segreto? «Perché lo avete rivelato proprio ora?» «Me l’ha detto la Madonna.»
È un segreto, nessuno può contestarlo, né si può chiedere conferma alla Madonna.
Se qualcuno, all’interno della Chiesa, uno molto importante, per esempio, si permette di mettere in dubbio l’intera costruzione, basta rivelare un segreto per demolirlo («La Madonna ha detto che sei eretico», «Ha detto che sei l’anticristo», «L’ho sentita io, con queste orecchie, quindi: meglio se abbozzi e non rompi le scatole»).
L’impresa deve essere difesa da attacchi, soprattutto dagli attacchi che possono provenire dall’interno, perché gli esterni non ci crederebbero comunque; i più pericolosi sono i cattolici che vorrebbero una religione meno ingenua e non soggetta a strumentalizzazioni.
È una forma di imprenditoria giovanile, produce reddito, va difesa.
Si sono costruiti alberghi, ristoranti, si organizzano pellegrinaggi e un piccolo villaggio è diventato una specie di Disneyland della fede (e dello sfruttamento della sofferenza umana).

Ci vanno personaggi televisivi famosi, anche se, alcuni, sull’orlo dell’oblio; raccontano la conversione, con commozione e enfasi.
Naturalmente non parlano del business prodotto dalle apparizioni: queste volgarità si lasciano ai giornalisti impiccioni.

Opere di bene, segni di conversione, l’albero si giudica dai frutti, come il maiale si giudica da quanto grasso si riesce a ricavarne. E qui il grasso è tanto.
Qualcuno potrebbe giudicare poco rispettoso, blasfemo, trattare in modo irridente un fenomeno religioso.
Penso che blasfemo sia utilizzare il sentimento religioso e la sofferenza umana per fare soldi.
Entrando nell’ordine mentale di questi convertiti in odore di santità, bisognerebbe ricordare loro ciò che Gesù fece ai mercanti nel tempio (Gv 2,13 e seguenti) con una frusta fatta di cordicelle.
Se davvero credete al discorso che sta dietro alla figura di Maria di Nazaret, preparatevi all’indignazione di Gesù e alla frusta fatta di cordicelle.

Di questo argomento parlo anche nel commento a un altro film: L’apparizione, regia di Xavier Giannoli (13 ottobre 2018).

Dicevo del grasso: è tanto!

Marco Corvaglia, nel libro “La verità su Medjugorje. Il grande inganno” e in numerosi articoli reperibili online, riporta molti dati documentati; per esempio:

“Il ricercatore croato Vencel Čuljak, in una sua tesi di dottorato del 2014, intitolata Fenomen Međugorje kao svjetski brend i top destinacija vjerskog turizma («Il fenomeno di Medjugorje come brand di portata mondiale e destinazione di punta del turismo religioso»), ha calcolato che nel periodo 1981-2013 la chiesa parrocchiale di Medjugorje, retta dai francescani, abbia realizzato entrate totali per 290 milioni di euro [cfr. Vencel Čuljak: Međugorju se ne piše dobro, intervista a Vencel Čuljak pubblicata il 16 agosto 2014 dal sito 24sata.info]. (continua)”.

Il papa ha provato a dire che la Madonna non fa la postina, poi è stato zitto, perché i credenti in buona fede s’infuriano, i cattolici tradizionalisti non possono rinunciare a un’apparizione, quelli che ci guadagnano minacciano uno scisma (ci sono sempre i famosi messaggi segreti, pronti per essere usati).
La sofferenza umana è infinita, la gente corre.
Uno dei redattori ufficiali dei messaggi di Maria si è trasferito in America, ha sposato una miss e continua a svolgere il suo lavoro. Ogni tanto prende l’aereo e partecipa alle adunate; la Madonna, forse, non ama i viaggi in aereo, non vuole spostarsi dal paesello, si è abituata ad apparirgli nei soliti posti. Non mi risulta che il business si sia trasferito in America. Forse in seguito, non si sa mai, con l’appoggio di Trump, si potrebbe convincere la Madonna a messaggiare in uno degli stadi enormi dove si svolge il campionato di football americano. Vedo gli occhi di qualcuno luccicare a questo pensiero.
Il defunto vescovo di Mostar – che per anni, come Giovanni Battista, “gridava nel deserto”: è tutto un imbroglio (evidentemente conosceva i suoi polli) – non ha potuto farci nulla. Chi è un vescovo rispetto a questi campioni dell’imprenditoria giovanile?
Notare la finezza dell’operazione: gli sfruttatori del sentimento religioso più banali fanno piangere la Madonna (la statua, non la Madonna): una cosa volgare, antigienica (si tratta di impiegare liquidi, a volte sangue), che porta vantaggi limitati nel tempo. Questi, invece, possono continuare a svolgere il lavoro fino all’età della pensione e oltre.

Il film che ho visto al cinema Odeon di Pisa si occupa appunto dello sfruttamento della religione a fini imprenditoriali.

Sono entrato in sala dopo la consueta capatina alla Gipsoteca di arte antica dell’Università di Pisa, venti metri dal cinema, ingresso gratuito, dove si possono ammirare antiche copie di statue famose della mitologia greca e romana, che prevedeva, per la comunicazione tra dèi e uomini, intermediari più credibili di quelli utilizzati dalla nostra “superiore” religione monoteista; per non parlare dell’altra più diffusa, i cui seguaci impongono alle donne un cencio per nascondere i capelli (quando gli va bene, altrimenti uno strumento di tortura: il burqa).
Se si fa il confronto con la bella statua di Afrodite, la cui foto è messa in cima a questo commento, si capisce la differenza: gli dèi riassumevano quanto di eccelso può esserci nell’uomo, nel bene e nel male. Non erano ossessionati dagli uomini, non pretendevano di condizionare la loro vita; imponevano, ogni tanto, un sacrificio di animali da macello che si concludeva con un banchetto e si accontentavano dei templi a loro dedicati, che si sono rivelati molto utili per il turismo, soprattutto in Italia e in Grecia.

Sappiamo che se uno gestisce un bed and breakfast deve pagare le tasse e rischia, con la crisi attuale, di fallire.
Se, invece, a gestire il bed and breakfast sono le suore o altri religiosi, non pagano le tasse (le entrate sono chiamate donazioni): gli affari vanno a gonfie vele.
Un imprenditore quasi fallito, ricattato dal marito della sorella che vorrebbe sottrargli tutto, risolve il problema inventandosi una religione nuova di zecca, basata sull’esaltazione dell’Io: lo Ionismo.
Per avere i vantaggi legati al riconoscimento del suo albergo come luogo di culto, ha bisogno di seguaci; li trova facilmente fra i barboni accolti dalle suore nei locali di fronte al suo, ai quali propone una dieta più libera, meno atti di dolore e spritz per tutti.
Dopo un avvio spiritoso, ironico, giocato sul confronto semiserio fra le religioni più diffuse (per l’imprenditore una vale l’altra) – attraverso una serie di trovate, alcune divertenti e azzeccate, altre meno – si arriva alla conclusione, che mi sembra sia questa: di una religione l’uomo ha bisogno; se si distruggono quelle esistenti, si rischia di riempire il vuoto con nuove religioni in cui la manipolazione di molti da parte di pochi è ancora maggiore.
Io credo (primo comandamento del mio Ionismo) che la religione non debba essere un mezzo per fare soldi, acquisire potere, non pagare le tasse, sfruttare la credulità altrui, inventarsi un lavoro, gestire un albergo chiamandolo luogo di culto (per non parlare dei talebani fanatici, ma questo è un discorso troppo drammatico per affrontarlo con lo strumento dell’ironia).

Assodato ciò, ognuno è libero di credere o non credere a quello che gli pare, purché non venga a svegliarmi la domenica mattina bussando al citofono.