
13 ottobre 2018 h 18.00
Cinema Odeon Pisa – piazza San Paolo all’Orto
Altro film del regista: // Illusioni perdute //
Religioni e/o superstizioni
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“L’apparizione”, regia di Xavier Giannoli.
Tutte le religioni monoteiste, non solo l’Islam, sono piene di assurdità che si riflettono nella vita dei credenti.
Si può credere alle apparizioni della Madonna?
Il film del regista francese Xavier Giannoli (“Marguerite” nel 2015, “Le illusioni perdute” nel 2021) racconta un’indagine canonica avviata dalle autorità ecclesiastiche per verificare la veridicità di un’apparizione della Madonna in uno sperduto paesino della Francia meridionale preso d’assalto dai pellegrini e dagli affaristi.
La Chiesa indaga sugli eventi soprannaturali con i metodi che la polizia scientifica utilizza per gli eventi naturali di sua competenza: interrogatori, testimonianze, analisi chimica dei reperti, eventuali cartelle cliniche.
Nel contempo, e stranamente, chiede ai fedeli di credere ai miracoli avvenuti duemila anni fa nella confusione della strada, in una folla di povera gente suggestionabile (il cieco, il paralitico, l’indemoniato … dove sono le cartelle cliniche?).
Sui miracoli riportati dai vangeli ne sappiamo troppo poco, non possiamo avere certezze.
Lo scrittore che ce li racconta (singolo autore o comunità cristiana individuata con un nome simbolico) ha scritto più di trent’anni dopo gli avvenimenti. Il Vangelo di Marco, il più antico dei quattro canonici, risale al 60 – 70 dopo Cristo (il Vangelo di Tommaso, ancora più antico, è apocrifo, fuori del canone).
Probabilmente l’autore ha trascritto i racconti che circolavano all’interno della comunità, trasmessi di bocca in bocca, forse conservati in un ipotetico testo originario di cui si è persa ogni traccia.
Tra gli stessi quattro vangeli riconosciuti autentici dalla Chiesa Cattolica (canonici) i racconti non si corrispondono in dettagli importanti.
Ne vogliamo dire uno? Nel Vangelo di Giovanni non c’è lo spezzar del pane, non c’è «Fate questo in memoria di me».
Credo che l’Eucaristia sia importante per connotare il Cattolicesimo: nel Vangelo di Giovanni non c’è.
Giovanni Evangelista se ne è dimenticato? È probabile, dato che il vangelo che porta il suo nome è stato scritto, secondo la Conferenza Episcopale Italiana, intorno al 100 dopo Cristo. La famosa Ultima Cena era avvenuta circa 70 anni prima. Si può ipotizzare che i testimoni fossero morti.
Dalle prime reazioni alla notizia della Resurrezione si capisce che gli apostoli non avevano compreso che stavano partecipando a un evento definitivo della vita di Gesù.
Settant’anni anni dopo la comunità che faceva riferimento a Giovanni non ricordava il gesto e le parole, o, forse, avrà pensato che fosse solo un modo per dire: ricordatevi di me, spezzate il pane, alzate i calici in mio nome.
Dalle parole riportate nei tre vangeli sinottici sono seguite discussioni infinite: il pane è il vero corpo, non è il vero corpo; è un simbolo, non è un simbolo; si è trasformato (anche se a occhio non si direbbe); è diventato il corpo di Cristo; il vino è diventato sangue, il vero sangue di Cristo.
È vino. Non complichiamo le cose!
Un bel gesto affettuoso di saluto è stato usato per divisioni, litigi, accuse di eresia, persecuzioni, guerre di religione.
Sofferenze infinite per imporre a tutti di credere che ogni domenica, insieme all’ostia, si ingoia il vero corpo di Cristo. Questo gesto dovrebbe liberarci dai peccati commessi, se associato alla confessione e al pentimento.
Non basta pentirsi: bisogna ingoiare l’ostia.
Non bastano le dieci Ave Maria, Padre Nostro e Gloria Patri che don Abramo ci dava come penitenza nella prima adolescenza per i “pensieri impuri” indotti dagli ormoni che cominciavano a far sbocciare il nostro corpo. La metà di noi abbandonò il rito perché don Abramo era riuscito a convincerci che la preghiera è una punizione, si dà per penitenza. L’altra metà l’abbandonò perché si vergognava di raccontare al prete le spinte sessuali e non aveva il coraggio di mentire.
Ricordo il tormento causato dalla famosa domanda: «Quante volte?»; «Diciamo una al giorno. No, No. Una ogni due giorni … facciamo una alla settimana. Va bene cosi?».
Possibile che Dio ce l’avesse con gli ormoni? Che gli hanno fatto di male i nostri organi sessuali?
E tutti quei miracoli in strada, in mezzo alla confusione della folla?
Non sarebbe meglio dire la verità? L’unica verità possibile: Il dubbio.
Ai miracoli raccontati nei vangeli, cari fedeli, potete credere, potete non credere; nessuno saprà mai se sono realmente avvenuti; anche la Resurrezione, dopo i famosi tre giorni, non è stata sottoposta ad adeguata indagine canonica (la Chiesa non c’era o era organizzata in modo approssimativo).
Cari fedeli, a ben guardare, ci sono molte incongruenze nel racconto.
Chi dice che le donne, dopo essere entrate nel sepolcro, prima ancora di scoprire l’assenza del morto, trovarono un giovane vestito di una veste bianca, seduto sulla destra, ed ebbero paura (Marco 16,5); chi dice che, dopo avere scoperto la sparizione del corpo di Cristo, due uomini in abito sfolgorante si presentarono e, mentre le donne, impaurite, chinavano a terra il volto, parlarono (Lc 24,1 – 24,5); Marco afferma che le donne non raccontarono l’esperienza vissuta e fu Maria di Màgdala a portare la notizia della resurrezione ai discepoli, dopo aver visto, per prima, Gesù risorto, ma essi non le credettero (Mc 16,8 – 16,11); Luca non riferisce l’apparizione di Gesù risorto a Maria Maddalena, ma attribuisce alle donne che hanno scoperto la tomba vuota il ricordo delle parole di Gesù e l’annuncio agli altri discepoli, increduli, della Resurrezione (Lc 24,8 – 24,11).
Queste sono solo alcune delle molte differenze significative presenti nei vangeli.
Un giudice impegnato nell’indagine sulla sparizione del corpo di Cristo incriminerebbe le donne per falsa testimonianza.
Poi le scagionerebbe dall’accusa: 1) le testimonianze rese agli evangelisti sono molto distanti nel tempo tra loro e dagli avvenimenti (una ventina d’anni tra loro: il Vangelo di Luca è stato scritto tra l’80 e il 90 d.C., il Vangelo di Marco, come si è detto, risale al 60 – 70 d.C.); 2) in considerazione dell’età delle signore (l’ingresso nella tomba si era svolto in un caso 30, nell’altro 50 anni prima che fossero ascoltate).
Forse i racconti sono di seconda mano, ma si sa che la testimonianza de relato ha minore rilevanza probatoria della testimonianza diretta: quando raccontiamo qualcosa che ci è stato riferito tendiamo ad aggiungere dettagli creati dalla nostra mente; ci facciamo influenzare dalle aspettative di chi ci ascolta.
Per esempio: vogliamo rafforzare l’annuncio soprannaturale? Il giovane vestito di bianco diventa due angeli.
Ci sembra che il bianco non sia sufficiente ad assicurare la natura angelica? Riferiamo, del tutto in buona fede, che i due erano avvolti da una luce sfolgorante. Il bianco, nella nostra memoria, è diventato una luce.
L’informazione viene sempre e comunque elaborata, modificata, costruita dalla nostra mente, tanto più se si riferisce ad avvenimenti distanti nel tempo.
Possiamo concludere tranquillamente che il miracolo della Resurrezione non supererebbe il vaglio di una severa indagine canonica.
E allora?
Possiamo dirci cristiani per ciò che la Chiesa ha costruito in duemila anni: valori, opere d’arte, una civiltà (nonostante le parentesi dolorose, abitate da incubi, che continuano a tormentarci).
Purtroppo, riguardo al dibattito tra Figlio di Dio o Figlio dell’uomo non siamo in grado di dire di più. È inutile stare a litigare e a farci la guerra.
Da non crederci! Gli uomini di fede si sono scannati tra di loro su questioni così poco rilevanti per la vita di tutti, il breve viaggio che intercorre tra la nascita e la morte.
Allo stato degli atti non abbiamo certezze: le testimonianze sono un po’ confuse e non bastano, non possono bastare. Avremmo bisogno di una prova; se ci fosse fornita saremmo molto più esigenti di San Tommaso.
È appena il caso di sottolineare che quando parlo di prova non mi riferisco al metodo scientifico. La scienza non dà certezze, non ricerca la verità, ma solo ciò su cui possiamo essere tutti d’accordo in questo momento, in base a esperimenti e misure provvisorie.
È bene lasciare la questione in sospeso; ciascuno di noi si toglierà individualmente la curiosità, prima o poi.
Accettando questa visione, come dire, ridotta del Cristianesimo, non sarebbe neanche necessario cambiare simbolo: il simbolo universale è il Crocifisso, non il Risorto.
Si potrebbe sostituire il Credo con il Suppongo: «Suppongo ci sia un essere all’origine di tutte le cose, ma non sono sicuro a riguardo; se esiste, non credo si sia mai messo in contatto con noi, ma sono pronto a cambiare opinione, anche se mi sembra alquanto improbabile che questo essere perfettissimo, creatore e signore, eccetera, abbia mai avvertito l’esigenza di interferire con il comportamento della sua creazione; ecc. ecc.»
Un Suppongo pieno di dubbi, che avrebbe almeno un pregio: nessuna guerra di religione si può scatenare sulla base di una supposizione dichiaratamente incerta.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che Gesù di Nazaret è stato un personaggio storico: ci sono molte fonti, cristiane e non cristiane, a confermarlo.
Ha fatto affermazioni rivoluzionarie per l’epoca e l’ambiente in cui è vissuto. Fu crocifisso per le sue idee; dovremmo cercare di estrarre le idee dai vangeli, liberandoli dalla cornice aggiunta, in buona fede, da chi li ha redatti.
Fanno parte della cornice i riferimenti ai profeti che avrebbero previsto tutto; se erano così bravi a profetizzare, perché non hanno indicato con precisione date, nomi, situazioni, in modo che non ci fossero dubbi?
Se uno pretende di chiamarsi profeta mi deve spiegare nei dettagli che cosa succederà: non può cavarsela con frasi generiche a cui ognuno attribuisce un significato secondo il suo modo di vedere. Altrimenti la profezia non serve a nulla, soprattutto se viene verificata col senno di poi.
La cosa importante è che duemila anni fa si è accesa una scintilla da cui è divampato un fuoco (“Poca favilla gran fiamma seconda” – Paradiso, Canto I) sul quale è fondata la nostra civiltà.
Questo è l’evento straordinario: da una così piccola sorgente un così largo fiume.
Dunque smettiamola con questa ricerca affannosa dei miracoli, che nessuno potrà mai dimostrare (e neanche negare, per la verità).
Piacerebbe a tutti avere a disposizione un mezzo, la preghiera, per ottenere una sentenza favorevole dopo una condanna (guarito da un male incurabile), potersi prostrare davanti a una divinità per ottenere ciò che si desidera dal profondo del cuore, credere nella Provvidenza che punisce don Rodrigo e premia Lorenzo Tramaglino. Purtroppo, come anche Manzoni sapeva, questo accade solo ne I promessi sposi.
Qualcosa di straordinario può verificarsi, una guarigione inspiegabile, come accade di ammalarsi in modo inspiegabile: non basta condurre una vita sana per non ammalarsi, bisogna anche essere fortunati.
Accadono eventi che non riusciamo a spiegare con le conoscenze attuali.
Ne prendiamo atto e ci serve come una lezione di umiltà; se i medici fossero meno presuntuosi si eviterebbero tante inutili sofferenze; se solo fossero educati a non assumere quell’aria da padreterni.
La scienza non è onnipotente né onnisciente e non pretende di esserlo; tanti fenomeni “strani” avvengono: guarigioni inaspettate, cadute dal terzo piano con atterraggio morbido, premonizioni. Con le conoscenze attuali non si riesce a spiegare tutto.
«Ci sono più cose tra il Cielo e la Terra di quante possa immaginarne la tua filosofia» rispose Amleto all’amico Orazio che aveva reagito con «Strange, very strange» al suo racconto dell’apparizione del padre defunto.
Il nostro cervello ha capacità che non conosciamo e non sappiamo utilizzare.
Può darsi che riusciremo a trovare le spiegazioni in seguito, può darsi che non ci riusciremo mai.
Se poi qualcuno ha bisogno del soprannaturale: libero di credere alle cose più assurde, purché non cerchi di imporre agli altri le proprie credenze e non mi bussi al citofono la domenica mattina.
Se qualcuno vuole credere che un lenzuolo in cui è stato avvolto il corpo di un uomo torturato e crocifisso ha resistito per duemila anni, è ovvio che è disposto a credere che il sole faccia movimenti strani (il vecchio Tolomeo!) quando i professionisti dell’apparizione si mettono in comunicazione personale con la Madonna a Medjugorje.
Noi continuiamo a dubitare, anche di ciò che vediamo.
Come si può essere certi di ciò che si vede e si sente, dal momento che i nostri sensi si possono così facilmente ingannare? L’informazione fornita dai sensi viene elaborata dal cervello: noi vediamo ciò che siamo disposti a vedere e, qualche volta, ciò che desideriamo vedere.
Per questo io non credo che la maggior parte di coloro che affermano di avere avuto colloqui più o meno prolungati e ripetuti con la Madonna siano in mala fede, a meno che si intestino alberghi per i pellegrini.
Comincio a crederci poco quando dal miracolo spuntano gli affari. Non vedo bene la Madonna come promotrice dell’impresa locale o socia in affari di sedicenti veggenti.
Ci sono quelli in buona fede, ingannati dal loro stesso desiderio, ma circolano tanti furboni privi di scrupoli che sfruttano il bisogno di trovare una soluzione soprannaturale ai problemi che non riusciamo a risolvere, per esempio all’angoscia quotidiana per la nostra salute e per la salute dei nostri cari.
Torniamo al film L’apparizione, regia di Xavier Giannoli.
Le autorità ecclesiastiche chiedono a un fotoreporter non credente – interpretato da Vincent Lindon – di partecipare ai lavori della commissione d’inchiesta per l’indagine canonica che dovrà accertare se l’evento “apparizione della Madonna a una povera ragazza senza famiglia” sia realmente avvenuto.
Della commissione fanno parte esperti cattolici abituati a questo tipo di indagine: impostano una specie di routine (ricerca di dati scientifici e di testimonianze, interrogazione della ragazza) che, già sanno, non porterà a nulla di definitivo.
Il fotoreporter vive questa indagine con molta partecipazione e sofferenza, anche perché viene da un’esperienza drammatica in zona di guerra: ha perso il suo più caro amico e ha un problema all’orecchio in conseguenza dell’esplosione di una bomba.
Cerca di scavare nella vita precedente della ragazza e trova, alla fine, una soluzione; il film diventa un thriller carico di suspense, con un delitto e un colpevole. Non anticipo la soluzione.
Tra i personaggi c’è il prete che protegge la ragazza dell’apparizione, un personaggio ambiguo. I preti sono per forza ambigui, ora che abbiamo scoperto a quali deviazioni possa condurre l’astinenza sessuale forzata e generalizzata (non tutti hanno la capacità di sublimazione necessaria).
Gli psicopatici che fanno del male ai bambini possono essere sposati e avere figli. Però se stabilisci che tutti coloro che decidono di intraprendere la vita religiosa devono impegnarsi all’astinenza sessuale, è ovvio che moltiplichi le probabilità di accogliere persone che hanno problemi con il sesso.
Di conseguenza, finché si manterrà questa assurda regola, ogni volta che un religioso di professione entrerà in una vicenda qualsiasi saranno legittimi sospetti nei confronti di una persona che ha accettato una limitazione così poco salutare della propria vita (tra l’altro, l’astinenza sessuale forzata fa molto male alla prostata).
C’è il giornalista che ha trovato il modo di riciclarsi come convertito. Anche questo è un personaggio che abbiamo conosciuto in vicende reali. È mellifluo e falso anche nel modo di esprimersi; dice: «grazie a Dio, tutti i collegamenti con internet funzionano», anziché dire: «grazie alla fibra ottica».
Ci sono i commercianti di statuette e i costruttori di alberghi pronti a tuffarsi nell’affare.
La povera ragazza ha subìto l’apparizione e un’altra ragazza emerge nella parte finale (non posso dire troppo). Il film pone una domanda: per quale motivo la Madonna sconvolge chi vorrebbe condurre una vita normale? Non tutte le fanciulle gradiscono.
Non mi permetto di dare consigli alla Vergine Maria, ma un po’ più di attenzione sarebbe opportuna, e, una volta tanto, evitare i piccoli villaggi sperduti, scegliere una grande città moderna, piena di telecamere che potrebbero registrare gli eventi.
Una volta sono stato a Lourdes e, per la mia esigenza di sdrammatizzare la situazione, vedendo una donna anziana che, nell’attraversare la strada, stava per essere investita, ho immaginato di avvertirla: sta attenta perché qui, se la macchina ti mette sotto, non ti portano al pronto soccorso, ti buttano nella vasca.
Mi figuravo le ambulanze, a Lourdes, che corrono a sirene spiegate non verso l’ospedale ma verso la fontana miracolosa: si fermano, gli sportelli vengono aperti, si vedono gli infermieri uscire dall’ambulanza, i dottori in camice bianco; la persona soccorsa viene sollevata e ciuff, un tuffo nella vasca. Due preghiere, chiudono gli sportelli e se ne vanno. Ovviamente è una scena comica immaginaria che mi serviva per attenuare la pesantezza di ciò che vedevo.
Fanno impressione le file di malati in carrozzina che si sottopongono a giri faticosi per coltivare una flebile speranza.
Diceva Mark Twain: ci sono situazioni che indurrebbero chiunque di noi a intervenire, se potesse, in aiuto di una persona che soffre. Lui, che può tutto, se ne sta tranquillo e indifferente e, qualcuno afferma, addirittura ci chiederà conto della mancanza di fede.
Torniamo alla domanda posta all’inizio del commento: si può credere alle apparizioni della Madonna?
Se la Madonna apparisse a me, ci crederei. Però subito dopo comincerei ad avere dei dubbi.
Con me il lavoro della commissione incaricata dell’indagine canonica sarebbe facile: dubiterei da solo del mio racconto, pur sapendo di avere detto la verità.
Inquisitore, sospettoso: «Si rende conto della gravità delle sue affermazioni? È la prima volta che un uomo di una certa età dice di avere visto la Madonna!».
Indagato (io): «Effettivamente è strano. Finora la Madonna era sempre apparsa a fanciulle in fiore, in sperduti paesi di montagna».
Inquisitore, stupito della mia osservazione (non se l’aspettava): «Conferma il racconto fatto all’inizio, che ha causato l’arrivo di tanti pellegrini sotto casa sua?».
Indagato (sempre io): «Mi dispiace per i pellegrini, ora mi affaccio alla finestra e dico: non sono più tanto sicuro di ciò che ho visto».
Inquisitore, un po’ confuso, mentre ripone le tenaglie con cui aveva pensato di estorcermi la confessione: «Come fa a non essere sicuro? Ci pensi bene: ha visto o non ha visto una figura femminile?».
Indagato: «Mi sembrava di avere visto una giovane signora coperta da un mantello luminoso, ma ora mi viene un dubbio: potrebbe essere stato un gioco di riflessi».
Inquisitore, manifestamente deluso: «Conferma le frasi che la Madonna avrebbe pronunciato? Il messaggio che le avrebbe lasciato?».
Indagato: «Sì, mi sembrava di avere sentito quelle parole, confermo di averle sentite, ma forse stavo sognando».
Inquisitore, cominciando a innervosirsi: «Come sarebbe? Alle dieci di mattina in aperta campagna? Lei dorme alle dieci di mattina in aperta campagna?».
Indagato: «Non sempre, ma a volte sono soprappensiero, soprattutto quando passeggio in campagna; vado a letto tardi la sera. Potrei essermi addormentato e avere sognato».
Inquisitore, dubbioso, mentre riapre la cassetta degli attrezzi: «E le guarigioni? Ha detto che aveva un dolore alla gamba e le è passato!».
Indagato: «È vero, però sa come succede? Sono dolori che vanno e vengono. Forse il desiderio di farli scomparire definitivamente, di trovare una cura che non dipenda dagli interessi delle multinazionali del farmaco mi ha suggestionato, forse mi sono un momento assopito e ho visto un’immagine, ho sentito una voce. Ora mi affaccio alla finestra e chiedo ai pellegrini di tornarsene a casa. Scusate per il disturbo!».
Così finirebbe la cosa, se la Madonna apparisse a me: la faccenda si sgonfierebbe in un attimo.