10 giugno 2024 h 17.30
Schermo televisivo (Rai1 – RaiPlay)
Famiglia (genitori e figli)
// Dostoevskij // Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato // La sala professori (la scuola è un’estensione della famiglia) // Enea // Club Zero // Come pecore in mezzo ai lupi // Ritorno a Seul // Beau ha paura [Beau is afraid] // Miracle: Letters to the President // The Whale // Le vele scarlatte // The Fabelmans // Marcel! // True mothers // Una vita in fuga // One second // Cry Macho // È stata la mano di Dio // Madres paralelas // Raw // Titane // Tre piani // La terra dei figli // Favolacce // Tutto il mio folle amore // Un affare di famiglia // La stanza delle meraviglie // Lady Bird /e/ Puoi baciare lo sposo // Tre manifesti a Ebbing, Missouri //
“Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato”, regia di Sonja Heiss. Un film del 2023 in esclusiva su Raiplay. Consiglio vivamente di vederlo; credo sia a disposizione degli utenti di Raiplay per un tempo limitato. Certamente soddisfa chi ha due interessi e due amori: il cinema e la psicologia. Argomento: una famiglia particolare inserita in una comunità particolare.
Il film è basato sul romanzo autobiografico dello scrittore e attore di teatro Joachim Meyerhoff. Il libro è stato tradotto e edito in Italia da Marsilio.
Siamo in Germania occidentale negli anni settanta (la Germania era divisa in due): vediamo le audiocassette, le automobili e i televisori dell’epoca; sentiamo le musiche, tra le quali riconosciamo una canzone di Elvis Presley (cover) e “Felicità” cantata da Albano e Romina. In quegli anni per molti tedeschi il paese del sole e della dolce vita era sinonimo di felicità, in contrasto con il gelido efficientismo protestante.
In una clinica psichiatrica convivono i malati di diverse età (alcuni sono veri ricoverati) con la famiglia del professore che li ha in cura e vive dentro alla clinica.
La famiglia è costituita dallo psichiatra, dalla moglie dello psichiatra e dai tre figli.
Nonostante i tre ragazzi siano abituati a vivere a contatto con persone disturbate, i due più grandi hanno un atteggiamento un po’ da bulli nei confronti del più piccolo. Si divertono a prenderlo in giro, approfittano della sua ignoranza (rispetto a loro) e della sua sensibilità. In questa famiglia c’è una forte tendenza a primeggiare, indotta dall’atteggiamento paterno («Io non fallisco mai» è una frase del padre).
A volte il bambino, al colmo della frustrazione, si scatena in crisi simil-epilettiche consistenti in urli e agitazione incontrollata. Quando ciò accade i genitori non fanno altro che metterlo seduto su una lavatrice in funzione (a quell’epoca si scuotevano molto durante il funzionamento). Il movimento calma il bambino.
Il padre, uno psichiatra che, secondo me, dovrebbe innanzitutto curare se stesso, non si preoccupa di ricercare le cause del disturbo e accetta con fatalismo la possibilità che evolva in qualcosa di molto pericoloso. È anche vero che siamo in un campo (diagnosi e terapia delle malattie neurologiche) a quel tempo poco conosciuto.
Attraverso vari episodi, alcuni divertenti (penso alla visita del Cancelliere), troviamo un cenno alle teorie che negli anni settanta rivoluzionarono l’approccio dei medici alla malattia mentale. Non sono mostrati gli interventi dello psichiatra sui pazienti (colloqui, indagini di laboratorio, prescrizione di farmaci), ma sembra che il professore non agisca molto, come con i figli, ma si limiti a fare in modo che conducano una vita diciamo “normale”. È sua convinzione che solo di questo i malati psichici abbiano bisogno: non essere discriminati. C’è un momento in cui racconta al figlio giovinetto la disperazione di chi ha visto una ragazza malinconica che si nutriva unicamente di salamini precipitare in un baratro mentale che, alla fine, l’ha portata al suicidio.
Sostanzialmente il film racconta: 1) la comunità formata dai pazienti della clinica che si aggirano nei giardini accompagnati dai loro disturbi mentali; 2) la famiglia inserita nella comunità, ricettacolo, come molte famiglie, di ipocrisia e aggressività nascosta; 3) lo psichiatra infelice: non accetta i propri fallimenti (va in crisi quando non riesce a prendere la patente nautica per andare in barca a vela) e tradisce la moglie; 4) la moglie del dottore: vive nel ricordo nostalgico di un’altra vita, della giovinezza allegra vissuta in Italia con un amico italiano; 5) l’ultimo figlio del dottore, protagonista di molte scene in soggettiva dall’infanzia all’età adulta.
È un film potente. Da non perdere.