17 giugno 2023 h 19.15
Cinema Lanteri Pisa – via San Michele degli Scalzi, 46
Temi
I vecchi
// Finalement // The Miracle Club // Perfect Days // Adagio (vecchi delinquenti) // Coup de chance e The Old Oak (vecchi registi) // Bassifondi // Scordato // La quattordicesima domenica del tempo ordinario // Il Sol dell’Avvenire // Il ritorno di Casanova // Non così vicino [A man called Otto] // Orlando // Il piacere è tutto mio // Astolfo // Rimini // Nostalgia // Settembre // Belfast // Callas Forever // Cry Macho // Boys // The father [Nulla è come sembra] // Nomadland // LONTANO LONTANO // Le nostre anime di notte (commento al libro) // Herzog incontra Gorbaciov // The Irishman // Dolor y Gloria // Stan & Ollie [Stanlio & Ollio] // Can you ever forgive me? [Copia originale] // Il Corriere [The Mule] // Moschettieri del re // Lucky // Loro // L’ultimo viaggio // Ricomincio da noi // Ella & John //
Amicizia (scoperta, coltivata o tradita)
// Casablanca (Rick e Sam, Rick e Louis) // Bassifondi // Animal House // La quattordicesima domenica del tempo ordinario // La Primavera della mia vita (Colapesce e Dimartino) // Gli spiriti dell’isola (fine di un’amicizia) // Close (l’amico del cuore) // Nostalgia (gli amici si ammazzano, non si dimenticano) // Cry Macho (tra un vecchio e un ragazzo) // Mi chiamo Mattia (racconto) // Lontano Lontano (amicizia tra anziani) // 1917 (amicizia sotto le armi) // Stan & Ollie (amicizia tra artisti) // Copia originale [Can you ever forgive me?] (tra due tipi eccentrici) // Green Book (tra un italoamericano e un afroamericano) // Il mio Capolavoro (tra pittore e gallerista) // Moschettieri del Re (amicizia mitica) // Lazzaro felice (tra emarginati) // The Shape of Water [La forma dell’acqua] (tra individui “diversi”) //
I film di Damiano e Fabio D’Innocenzo.
1) “La terra dell’abbastanza” (2018); (pubblicato)
2) “Favolacce” (2020); (pubblicato)
3) “America Latina” (2022); (pubblicato)
4) Sceneggiature: “La ragazza ha volato”, regia di Wilma Labate (2021); “Educazione fisica”, regia di Stefano Cipani (2021); “Bassifondi”, regia di Francesco Pividori (2022).
I fratelli D’Innocenzo hanno iniziato come sceneggiatori, collaborando al soggetto di Dogman di Matteo Garrone. Poi hanno scritto la sceneggiatura dei loro film e negli ultimi anni hanno scritto soggetto e sceneggiatura di film affidati ad altri registi.
“La ragazza ha volato” è il racconto minimalista di uno stupro; la ragazza e la sua famiglia accettano la violenza e le sue conseguenze senza ribellarsi, come fosse un diritto della bestia e un dovere della vittima subire (nessun tentativo di difendersi, nessuna denuncia); si passa dalla tristezza alla noia.
“Educazione fisica” ha una trama assurda: una preside convoca i genitori di ragazzi accusati di stupro anziché rivolgersi ai carabinieri.
“Bassifondi” è un bel film, direi un capolavoro per la regia, la sceneggiatura, l’interpretazione.
Bassifondi, regia di Francesco Pividori (Trash Secco).
Romeo e Callisto passano le notti sotto un ponte del Tevere.
Romeo è alto, severo, tormentato, silenzioso. Difficile capire quanti anni abbia.
Callisto sembra più vecchio e abituato alla condizione di barbone. Parla in continuazione, da quando si sveglia, la mattina, a quando, la sera, si coprono di stracci e di un largo tappeto per proteggersi dall’umidità notturna feroce a poca distanza dall’acqua scura del “biondo” Tevere.
Un topo in cerca di cibo annusa l’aria e si porta dove giacciono i due corpi tramortiti dal sonno. I due non si accorgono della sua presenza. Il topo si muove tra le loro gambe, si arrampica su un piede.
È l’alba. Callisto si sveglia con un sobbalzo, si mette in guardia, pronto a difendersi; guarda intorno, vede che non c’è pericolo, si aggiusta il codino sulla nuca, fa i bisogni all’aperto, chiama Romeo.
Romeo è immobile, come se il suo corpo si rifiutasse di prendere coscienza della realtà: è arrivato un altro giorno uguale ai giorni che l’hanno preceduto.
«Forza Romeo, muoviti, ho fame, andiamo a fare colazione!».
Romeo è lento.
«Svegliati, datti una mossa! Ho fame».
Fare colazione vuol dire risalire le scale che portano al ponte e alle strade laterali, tornare nel “mondo di sopra”, immergersi nella folla dei passanti, dei turisti, chiedere qualche spiccio.
«Spiccetto!» ripetono. Soprattutto Callisto ripete, rivolgendosi direttamente alle persone, guardandole in faccia: «Signora spiccetto!», «Giovanotto spiccetto!», «Madame change, spiccetto!».
La gente non li guarda, li scansa. Qualcuno si concede il gusto sadico della presa in giro dei due disgraziati: «Se trovi due euro dammene uno a me».
Anche Romeo ripete «Spiccetto!», ma lui non guarda nessuno, guarda davanti, per terra. Se vede qualcosa che lo incuriosisce la prende; raccoglie il fondo rotto di una bottiglia di birra; guarda attraverso il vetro il mondo deformato.
La fame li spinge a rovistare nella spazzatura; rimediano un pezzo di pane sbocconcellato, un cartone di latte scaduto.
«Aragazzì ciai qualche spiccio?». Il ragazzetto ha buon cuore: riescono a comprare una pizza da dividere in due.
Di Romeo sappiamo, dai loro scambi di battute, che ha avuto una famiglia.
Ci sembra di capire che ha lasciato la moglie per mettersi con un’altra donna, la “principessa”, dice Callisto ironicamente; da questa donna ha avuto due figli, poi è stato abbandonato.
La storia non è chiarissima, la ricaviamo dalle battute pungenti di Callisto, dalle poche risposte di Romeo.
I percorsi che portano alcuni uomini e donne a rimanere completamente soli, privi di mezzi di sostentamento, sono assai vari; alcuni diventano invisibili per scelta, altri sono spinti in questa condizione.
Di Callisto sappiamo ancora meno, praticamente nulla.
Ha un modo di esprimersi, in romanesco, sarcastico, tagliente, a volte divertente.
Romeo manifesta la sua disperazione col silenzio, Callisto la manifesta con un profluvio di parole, di battute aggressive, rivolte all’amico lento, poco reattivo, ma soprattutto agli altri, ai “borghesi” che odia perché possono mangiare le paste con la crema, i cornetti con la marmellata, mentre lui è costretto a guardarli attraverso le vetrine della pasticceria.
La fame e l’indifferenza degli altri lo rendono feroce; li ammazzerebbe se potesse.
Quando può sfoga l’aggressività con chi ha davanti.
Con una spranga di ferro abbatte e caccia via due che vivono di elemosina come lui, cantano e suonano per strada e si sono messi nel posto che gli appartiene, dove ha i suoi stracci e il suo tappeto.
«V’ho detto che ve ne dovete annà!».
Nei confronti di Romeo è aggressivo solo con le parole, con le battute; lo prende in giro, lo scuote, ma si capisce che i due si sono trovati e si fanno compagnia nella disperazione.
Potrebbero andare ognuno per conto suo, ma non lo fanno, hanno bisogno l’uno dell’altro.
L’uomo non può vivere sempre solo, gli invisibili devono aggrapparsi a qualcuno, come Robinson si aggrappò a Venerdì.
Romeo ha un telefonino su cui scrive in continuazione, avvicinandolo al viso perché gli occhi non ce la fanno più tanto bene. Forse gli è rimasto da prima di precipitare nel vuoto; il modello, molto diffuso fino a qualche anno fa, è uscito dalla circolazione.
Un mattino Romeo si sveglia senza voce.
Ora il telefonino gli serve per comunicare con Callisto: scrive a fatica qualcosa pigiando sui tasti, gliela fa leggere. Ha paura. La malattia, in quelle condizioni, non dà scampo.
Callisto vede che Romeo sta male; cerca in tutti i modi di aiutarlo, gli porta le caramelle per la gola, lo copre con il tappeto per farlo stare più caldo.
È disperato. Ha capito che sta perdendo l’amico.
Si risveglia tutto l’affetto fraterno che ha per quell’uomo, l’amore di cui non si rendeva conto.
Romeo diventa cieco. Callisto recupera il telefonino e legge i messaggi che Romeo scriveva in continuazione. Erano indirizzati ai due figli. I messaggi non partivano – non c’è credito sulla scheda – nessuna risposta tornava.
«Guarda che cosa ho trovato sul telefonino! I tuoi figli ti hanno scritto: “Caro papà, noi stiamo bene e speriamo che anche tu stia bene. Ci manchi tanto”.
Scriviamogli la risposta. Ora ti dico le frasi che scrivo, tu fa cenno con la testa se sei d’accordo».
Frase per frase compongono un messaggio per i figli di Romeo. «Ecco fatto, ora invio. Il messaggio è partito».
Callisto ha voluto regalare una consolazione, un’ultima illusione al fratello che sta morendo. Un momento di emozione e delicatezza interpretato da un grande Romano Talevi.
Il resto bisogna vederlo al cinema.
Trama semplice, quasi inesistente. Il film è basato interamente sulla capacità dei due attori di comunicare con il corpo e utilizzando fino all’ultima sillaba un testo crudo, essenziale.
Il dialetto romanesco non è dolce come il napoletano o il trentino, come l’italiano o il francese (mi riferisco alle lingue che ho frequentato). Non a caso il più grande capolavoro scritto in romanesco è la raccolta dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli.
La lingua di Trilussa è meno aspra perché è la lingua di un’altra classe sociale e perché il poeta sceglie la forma dell’apologo, ma, in generale, anche nelle canzoni popolari, anche quando parla di amore, il romanesco ha una durezza mitigata solo dall’ironia, che serve a mascherare la difficoltà a esprimere i sentimenti. Nel dialetto romanesco c’è una specie di pudore sconosciuto dagli altri dialetti o lingue della penisola. Non ho mai percepito il pudore in una lingua come nel romanesco. Questo spiega anche l’umorismo, spesso feroce, che accomuna tutti: Belli, Trilussa, Pascarella, Petrolini.
Nel film l’amore si manifesta nella seconda parte, quando la disperazione non lascia posto per l’ironia.
Il povero Callisto, che sembrava affrontare con forza e orgogliosa fierezza le enormi difficoltà di una vita al limite, è distrutto dalla perdita dell’unica persona a cui vuole bene e si lascia andare.
Chi è l’amico che sta andando via? Rappresenta tutti gli affetti che gli sono sfuggiti, a cui ha dovuto rinunciare. Ora è veramente solo.
Sarei curioso di vedere il dramma rappresentato su un palcoscenico. Sono sicuro che la forza delle parole e l’arte dei due grandi interpreti, Romano Talevi e Gabriele Silli, porterebbero gli spettatori sulle rive del Tevere, dove si consuma un dramma di disperazione e di amore.
Regia: Francesco Pividori, in arte Trash Secco.
Sceneggiatura: fratelli D’Innocenzo.