
10 febbraio 2025 h 17.15
Cinema Spazio Alfieri Firenze – via dell’Ulivo, 6
I vecchi
// Il mio giardino persiano // Giurato numero 2 [Juror #2] // Finalement // The Miracle Club // Perfect Days // Adagio (vecchi delinquenti) // Coup de chance e The Old Oak (vecchi registi) // Bassifondi // Scordato // La quattordicesima domenica del tempo ordinario // Il Sol dell’Avvenire // Il ritorno di Casanova // Non così vicino [A man called Otto] // Orlando // Il piacere è tutto mio // Astolfo // Rimini // Nostalgia // Settembre // Belfast // Callas Forever // Cry Macho // Boys // The father [Nulla è come sembra] // Nomadland // LONTANO LONTANO // Le nostre anime di notte (commento al libro) // Herzog incontra Gorbaciov // The Irishman // Dolor y Gloria // Stan & Ollie [Stanlio & Ollio] // Can you ever forgive me? [Copia originale] // Il Corriere [The Mule] // Moschettieri del re // Lucky // Loro // L’ultimo viaggio // Ricomincio da noi // Ella & John //
Religioni e/o superstizioni
// Il seme del fico sacro (Islam) // Il mio giardino persiano (Islam) // The Miracle Club (Lourdes) // C’è ancora domani (il matrimonio cattolico) // Kafka a Teheran (Islam) // Rapito (Il Papa Re) // Benedetta (Cattolicesimo) // Holy Spider (Islam) // Profeti (Islam) // Chiara (Cattolicesimo) // Gli orsi non esistono (Islam) // Alla vita (Ebraismo ortodosso) // Il male non esiste (Islam) // Un eroe (Islam) // The Youngest (Ebraismo ortodosso) // Covered up (Ebraismo ortodosso) // Corpus Christi (Cattolicesimo) // Un divano a Tunisi (Islam e psicanalisi) // The dead don’t die (nel commento: fede e dubbio) // Mug Un’altra vita (Cattolicesimo polacco) // Il settimo sigillo (il silenzio di Dio) // L’apparizione (Cattolicesimo) // Cosa dirà la gente (Islam) // Io c’è (religione e denaro) // The Young Pope (Cattolicesimo) //
“Il mio giardino persiano”, “My favourite cake”, regia di Maryam Moqhaddam e Behtash Sanaeeha.
Affrontare la vecchiaia non è roba da femminucce; è una battuta di un bel film di qualche anno fa, Quartet (regia di Dustin Hoffman). In realtà è una citazione: Bette Davis era esperta dell’argomento, ebbe una vita difficile e morì a ottantuno anni.
La vecchiaia è ancora più dura in Iran, dove la vita di tutti, anche dei giovani, è dura, malinconica: un mortorio. Non si può cantare, ballare, bere vino, baciarsi sulle panchine. Georges Brassens, a Teheran, non avrebbe potuto scrivere la meravigliosa canzone “Les amoureux des bancs publics”. La religione vieta di mangiare i salumi, il regime pretende di entrare nel letto dei sudditi, di stabilire con chi è lecito fare l’amore. Pretende di scegliere l’abbigliamento delle donne, impone di nascondere i capelli. Per quale motivo i capelli delle donne non si devono vedere in pubblico? Suppongo sia scritto da qualche parte negli antichi testi di dubbia origine interpretati dai sacerdoti col tubino (gli ayatollah). In Iran una ragazza può essere fermata dalla cosiddetta polizia morale perché ha un ciuffo di capelli fuori dell’hijab, il cencio medioevale, come lo chiamava Oriana Fallaci.
I poliziotti e i loro mandanti sono feticisti impauriti dalle spinte sessuali, sono uomini che non hanno superato la fase anale (così si spiega l’odio per gli omosessuali) e la fase edipica (così si spiega il desiderio di nascondere la mamma alla vista degli altri uomini). Nascosti dietro il paravento delle superstizioni, sono poveracci: farebbero pena se non fossero feroci.
Vediamo la banda dei “guardiani della rivoluzione” – una rivoluzione precipitata dalla padella dell’ultimo scià (Rheza Pahlavi) nella brace di Khomeini – in azione all’inizio del film. Hanno sequestrato alcune ragazze e vogliono catturare un’altra giovane preda che ha tutte le intenzioni di incontrare liberamente il compagno e di far uscire almeno un ciuffo di capelli fuori dal cencio. Una vecchia signora riesce a proteggere la ragazza, che si allontana con la sua bell’aria strafottente nei confronti degli ottusi servi del regime.
Nella popolazione iraniana è presente un movimento diffuso di opposizione al fanatismo religioso dei cosiddetti sacerdoti e dei loro accoliti. Speriamo porti i suoi frutti; i paesi civili dovrebbero sostenere concretamente chi cerca di organizzarsi per rovesciare la dittatura.
La signora anziana, Mahin, intervenuta coraggiosamente per salvare la giovane ribelle, è una vedova rimasta sola.
I figli sono all’estero; lei non può fuggire. Agli anziani non viene dato il permesso di espatrio; se, quando era in tempo, si fosse rifugiata all’estero avrebbe perduto la proprietà della casa e del giardino.
Alla sua casa, al giardino, curato con amore, tiene tantissimo.
Si incontra, ogni tanto, con le amiche coetanee. Nell’intimità della casa e al riparo da occhi indiscreti possono vestirsi come vogliono, bere vino, ridere liberamente, trasgredire al mortorio imposto.
Le manca la compagnia di un uomo, le manca un motivo per migliorare il proprio aspetto, per curare il corpo, stendere un po’ di colore sulle guance, un po’ di trucco sugli occhi.
La solitudine degli anziani, a volte sfruttati dai giovani come se non potessero avere una propria vita, è un problema generale, molto diffuso. A Teheran c’è una difficoltà in più. Ci sono le guardie della rivoluzione che potrebbero portarsi via chi rifiuta le regole della superstizione imposta; una vicina di casa è pronta a fare la spia e a denunciare se sente la voce di un uomo provenire dalla casa.
Casualmente Mahin incontra – in un posto dove i lavoratori e i pensionati pranzano a poco prezzo – un tassista settantenne, ex militare, un uomo di carattere dolce, provato dalla vita.
Come in “Una giornata particolare” di Ettore Scola, due persone rimaste sole, isolate da un mondo che non capiscono, hanno il coraggio di innamorarsi come due ragazzi e di dirselo superando gli imbarazzi e la timidezza.
La coppia si incontra in casa di Mahin: si diverte, ride, mangia, balla, beve vino conservato, fatto in casa di nascosto, contro le prescrizioni di una religione mortifera che ha preso il sopravvento.
Bellissima la scena in cui i due fanno insieme la doccia vestiti, dopo avere confessato la difficoltà a mostrarsi nudi, dopo tanto tempo, a un’altra persona.
Purtroppo il tassista è malato e bisognoso di cure e il sogno di un cambiamento nella vita dei due non potrà realizzarsi.
La vecchia signora rimane sola come prima, con un peso in più. Ma forse – è una mia interpretazione, un auspicio – superato il trauma le rimarrà il ricordo di una serata perfetta (tranne la conclusione) e un segreto insieme pesante e dolce, che le farà compagnia. Le ultime immagini del film sono aperte a tutte le interpretazioni. La piccola felicità che i due hanno voluto donarsi è anch’essa opposizione a un regime che ha steso una coltre di malinconia e di morte su una popolazione desiderosa di vita e di allegria.
I due personaggi, la buona Mahin e il dolce tassista, rimangono dentro di noi, come gli interpreti e i registi, Maryam Moqhaddam e il marito Behtash Sanaeeha, che non poterono essere presenti al Festival di Berlino 2024 in quanto il regime, ottuso come tutte le dittature, sottrasse loro i passaporti per impedirne l’espatrio.